Paolo Capurro: chiediamo al governo misure per riprendere a lavorare. Ecco le parole presidente dell’Associazione nazionale banqueting e catering
IL COMPARTO
Per alcuni comparti le conseguenze della pandemia si sono rivelate pesantissime. Basti pensare al banqueting/catering, che consta di circa 1.200 aziende, 13.500 dipendenti diretti da moltiplicare per dieci se si includono quelli a chiamata e un fatturato di 2,5 miliardi di euro. E questo rappresenta solo una parte del più ampio mondo degli eventi, ovvero meeting, incentive, convention, exhibition. Ovvero un comparto da 65 miliardi di euro e 600.000 occupati. Senza contare il wedding, con oltre 219mila matrimoni celebrati in Italia nel 2019 (oltre 9.200 quelli di stranieri), per un fatturato di 10 miliardi di euro.
CONSIDERAZIONI
«Al pari dei ristoranti – afferma Paolo Capurro, quarta generazione alla guida di Capurro Ricevimenti, storica azienda genovese e presidente dell’Associazione nazionale banqueting e catering (Anbc), affiliata Fipe – anche noi avremmo potuto riaprire il 18 maggio. Il fatto è che il nostro settore vive di prenotazioni a medio-lungo termine. Da qualche mese a un anno e più. Quando è iniziato il lockdown, annullamenti e rinvii al 2021 hanno svuotato i nostri calendari. Ecco perché oggi la principale preoccupazione dell’Associazione è garantire ai dipendenti un prolungamento almeno a fine anno della cassa integrazione, che si chiama Fondo di integrazione salariale (Fis)». Capurro stima che, senza un concreto sostegno da parte del governo, il calo dei dipendenti del settore sarà almeno del 40-50%.
LE RICHIESTE
«Per il Decreto Rilancio il nostro risulta un settore ‘invisibile’. Proprio come il turismo, che è tra le prime industry in Italia ma paga un’eccessiva polverizzazione. Siamo abituati a cavarcela da soli, tuttavia, di fronte alla mancanza totale di ricavi, chiediamo misure che ci consentano di riprendere a lavorare. A cominciare dal rifinanziamento del Fis e dalla decontribuzione del costo del lavoro fino al 2021, perché il personale è il nostro patrimonio». Il presidente pensa anche a incentivi come quello riservato senza limiti di fatturato agli alberghi, che possono portare in detrazione d’imposta l’affitto nella misura del 60%. «Per le nostre aziende il limite c’è (5 milioni, superato da molte) e mi pare ingiusto. Sono convinto che potremmo essere equiparati agli hotel. Lo stesso vale per l’Imu, che gli alberghi possono detrarre, al contrario delle nostre aziende». Il futuro? Capurro è convinto che questo periodo nefasto debba essere vissuto dagli associati come un’occasione per migliorarsi, puntando su innovazione, formazione del personale. Ma anche consapevolezza che compito dell’imprenditore è la difesa degli interessi dell’impresa ma anche quello di coltivare le responsabilità sociali. «È il momento di pensare ad aggregazioni e sinergie per rendere i player più solidi e forti».