Dopo le aperture di Hiromi Cake a Roma e quella recentissima a Milano, Machiko Okazaki progetta il terzo locale nella capitale. La sua pasticceria della tradizione ha conquistato il cuore dell’Italia con gusti delicati e rispetto delle materie prime
Prima ha conquistato Roma, poi si è lanciata su Milano. Ora pensa di aprire un terzo punto vendita nella Capitale e strutturare un format vincente. Hiromi Cake è la prima pasticceria giapponese che ha ammaliato il Bel Paese servendo monoporzioni tradizionali e innovazioni basate sullo stile asiatico. Un format creato da Machiko Okazaki che, accanto ai tradizionali wagashi tipici della cerimonia del tè, offre gli yougashi, dolci occidentali reintepretati in stile giapponese.
Pochi zuccheri, un limitato utilizzo di grassi e una predilezione per prodotti leggeri e freschi si accompagnano a uno stile di preparazione tipicamente giapponese, con lavorazioni a mano e uso limitato dei macchinari. Ne nascono creazioni eleganti e armoniose, curate nella presentazione quanto nel gusto e che accompagnano il cliente in un viaggio nella bellezza. «La nostra aspirazione – sottolinea il team di Machiko Okazaki – è di riuscire a esprimere l’essenza della pasticceria giapponese in Italia. Il nome “Hiromi Cake” nasce come atto di ossequio a Hiromi, un’anziana pasticcera di Osaka a cui sono legati i migliori ricordi di infanzia della nostra fondatrice».
La pasticceria è…
Entrare in sintonia con lo spazio interiore da cui nasce e prende forma ogni creazione più intensa e intima dell’uomo.
Cosa caratterizza la pasticceria di Hiromi Cake?
La nostra squadra è tutta declinata al femminile. Rispettando l’antica tradizione, le nostre pastry chef lavorano le materie prime per lo più con le mani, utilizzando poco le macchine.
Come si compone un dolce?
Nella pasticceria giapponese tutti i sensi vengono risvegliati. La vista con le forme più delicate, i colori, il suono che produrrà il taglio del dolce, la sua consistenza al tatto, il profumo e, infine, il sapore che completa e sublima l’esperienza compiuta.
Qual è il suo dolce iconico e perché?
Non abbiamo un dolce iconico, sia perché le nostre proposte variano nel tempo, sia per seguire la stagionalità e sia per volontà delle chef. Tuttavia, siamo molto legati ai wagashi.
Come si inserisce la pasticceria giapponese nel panorama della pasticceria occidentale?
L’idea della pasticceria nasce proprio all’interno dei nostri ristoranti. Osservando le reazioni di apprezzamento, abbiamo intuito che poteva essere interessante creare una linea di dolci con una precisa identità. Al momento Hiromi Cake fornisce sia i nostri locali sia altri ristoranti, non solo giapponesi.
Come si approccia un cliente alla pasticceria giapponese?
Chi non la conosce già dopo i primi assaggi rimane sorpreso positivamente. Utilizzando poco zucchero, riescono a valorizzare la materia prima impiegata, oltre a essere più sani.
Qual è il dolce più richiesto?
Tra i wagashi il mercato si divide a metà tra mochi e dorayaki, per gli yougashi dipende molto dal periodo dell’anno. In estate i prodotti con lo yuzu piacciono molto, d’inverno sono molto richieste le combinazioni con tè Matcha e cioccolato.
Dall’apertura, come è cresciuto il brand a livello di proposta e di offerta?
Siamo partiti da appena un anno e la linea rimane grossomodo la stessa. Ultimamente, sono nati molti prodotti dal lavoro congiunto delle nostre pasticcere e di alcuni pastry chef italiani. Tra questi biscotti, marmellate, plum cake, frutta secca speziata, panettoni, torroni e tutta la serie delle deliziose brioche. Tra queste svetta il cornetto al tè verde Matcha.
Quali sono gli obiettivi di sviluppo nel 2020?
Ora che abbiamo ottimizzato i due punti vendita di Roma e Milano, ne apriremo un terzo a Roma in primavera. Poi saremo pronti per provare con il franchising, avendo già alcune richieste per diverse città italiane ed europee.