Era un contratto vecchio, superato, fermo al secolo scorso. Il fatto che fosse scaduto da tre anni – non poco, peraltro – non rende perfettamente l’idea di quanto il Ccnl che in gergo viene definito “della ristorazione” e che si applica ai lavoratori dei pubblici esercizi, della ristorazione collettiva e commerciale e del turismo, fosse in realtà una cosa fuori dal tempo. Basti pensare che la classificazione e l’inquadramento del personale erano gli stessi degli anni Novanta, quando le comande si prendevano a carta e penna.
Oggi la tecnologia ha già cambiato la maggior parte delle operations, ma in realtà siamo solo agli inizi delle applicazioni possibili. E poi, questo rinnovo contrattuale è figlio di una nuova era, quella post pandemica, che è caratterizzata da uno squilibrio apparentemente incompensabile tra la domanda e l’offerta di lavoro.
Da qui occorre partire per comprendere il senso delle novità inserite nel documento che è stato sottoscritto da Fipe-Confcommercio, Legacoop Produzioni e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi e Agci-Servizi per la parte datoriale, e da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs in rappresentanza dei lavoratori.
Novità tra welfare e parte economica
Tra le principali novità compaiono l’aumento in busta paga di 200 euro a regime e il rafforzamento dell’assistenza sanitaria integrativa per un contratto che avrà una durata di tre anni e mezzo, con scadenza il 31 dicembre del 2027. L’aumento è stato scaglionato in cinque passaggi: dopo i primi 50 euro elargiti già dal mese scorso, ci saranno successivi passaggi di 30 e 40 euro fino ad arrivare al totale di 200 euro. È previsto inoltre l’aumento di 3 euro (da 12 a 15) del contributo per l’assistenza sanitaria integrativa Fondo Est a carico delle aziende a partire dal 1° gennaio 2027 e un incremento del contributo dovuto alla cassa Qu.A.S., pari a 20 euro dal 1° gennaio 2025 e ulteriori 20 euro dal 1° gennaio 2026, per un totale di 380 euro annui a carico dei datori di lavoro.
Le novità contrattuali sono diverse e oltre ad aver determinato l’aggiornamento della classificazione delle figure professionali rispetto all’evoluzione dei vari comparti, sempre su una base di sette differenti livelli, nel Ccnl sono state inserite: a) misure di contrasto alle molestie e violenze nei luoghi di lavoro, con percorsi di formazione e informazione, tra i quali un’ora di assemblea retribuita dedicata; b) ulteriori 90 giorni di congedo retribuito al 100% per le donne vittime di violenza di genere, in aggiunta ai novanta di legge, e la possibilità di essere trasferite in altre sedi di lavoro e di essere escluse da turni disagiati. Sono state quindi riviste, con adeguamento alle norme di legge, le previsioni riferite ai congedi di maternità e paternità obbligatori e facoltativi, e quelle per le pari opportunità. Ai fini della maturazione delle mensilità aggiuntive, delle ferie e dei permessi, non saranno più decurtati i periodi di congedo obbligatorio o congedo parentale dei genitori.
Al di là delle specifiche previsioni, si tratta di un contratto che contiene sia una parte economica, necessaria in virtù degli aumenti del costo della vita che i dipendenti dei pubblici esercizi hanno dovuto subire in questi anni senza ottenere compensazioni dal punto di vista dello stipendio, sia soprattutto una parte welfare che dovrebbe contribuire a rendere più attrattivo questo percorso professionale, come è stato evidenziato dai commenti, raccolti da Dolcesalato, dei firmatari e anche da chi rappresenta la ristorazione commerciale.
Infine, come è stato evidenziato anche da parte di Filcams-Cgil (vedere box), il rinnovo è arrivato dopo un periodo di trattative serrate e non senza contrasti all’interno della stessa parte datoriale. Il 27 maggio, pochi giorni prima della firma dell’ipotesi di accordo (giunta il 5 giugno), Anir Confindustria e Angem in una nota avevano comunicato di aver posto la questione della ristorazione collettiva al tavolo del rinnovo, sottolineando che: “Ad Anir non è stato permesso di partecipare, ad Angem è stato impedito di poter stralciare il tema della ristorazione collettiva”. E hanno peraltro anticipato che: “Laddove il Ccnl fosse rinnovato senza il nostro attivo concorso, non potremmo certamente riconoscere quel contratto come applicabile al nostro settore di attività”.
Leggi l’articolo completo sull’ultimo numero di Dolcesalato↓