Lo scorso luglio il Gruppo Giacomo Milano è stato acquisito da FIDIM Srl, società benefit di proprietà della Famiglia Rovati. Programma dichiarato: far evolvere il Gruppo verso un modello aziendale più maturo e organizzato preservando lo spirito originale del progetto, oltre a un rebranding volto all’ulteriore valorizzazione del patrimonio e dell’identità di Giacomo Milano. Nello stesso periodo annunciata anche la riapertura del Caffè Principe a Forte dei Marmi, dal primo giugno di proprietà di Marchesi 1824, a sua volta parte del Gruppo Prada dal 2014. Il bar pasticceria di via Carducci, icona della Dolce Vita, prima della riapertura ha vissuto una ristrutturazione volta a preservarne la storia e l’identità originaria.
Crescere nel rispetto dell’identità
Giacomo e Marchesi sono però solo due dei grandi nomi milanesi che negli ultimi anni hanno attirato l’attenzione di grandi investitori. Insegne storiche della pasticceria che hanno scelto di crescere grazie all’intervento di famiglie industriali e colossi della moda, o fondi di private equity, che ne acquistano parte o la maggioranza delle quote, mantenendo però saldo lo spirito originario del brand, quello che lo ha reso grande negli anni. È successo anche a Cova, entrata nel Gruppo Lvmh nel 2013, e oggi presente nel mondo con oltre 30 punti vendita. O ancora, al Sant Ambroeus, salotto milanese dal 1936, la cui sede di via Matteotti è stata venduta assieme al marchio nel 2021 al gruppo americano SA Hospitality, fondato dagli italiani Gherardo Guarducci e Dimitri Pauli.
L’esperienza di Martesana
Sempre nel 2021 Eagle Capital ventures e Mega Holding acquistano la maggioranza di Pasticceria Martesana, fondata nel 1966 da Vincenzo Santoro. “Nella nostra ricerca di opportunità di investimento non avevamo mai pensato a una pasticceria, ma quando ci è stato presentato il caso abbiamo visto in questa pasticceria storica una grande opportunità” spiega Luca Tartaglia Direttore Generale e Coinvestor Martesana. “Siamo entrati rilevando la maggioranza ma in punta di piedi e nel pieno rispetto della famiglia Santoro” prosegue Tartaglia. “Non siamo intervenuti sulla produzione, le persone sono rimaste le stesse e anzi abbiamo rafforzato il team; il Maestro Santoro, Domenico di Clemente e Daniela Zardoni sono sempre a capo della produzione. Quello che abbiamo fatto è stato riorganizzare l’attività, rivedere l’organigramma, rivedere i processi, inserire un gestionale, costruire un reparto marketing, occuparci del rebranding del marchio e del restyling dei negozi, rafforzare il laboratorio con un investimento da mezzo milione di euro che ci ha permesso di aumentare la capacità produttiva senza compromettere la qualità e attivare tutta una serie di collaborazioni che ci stanno facendo crescere in maniera vertiginosa”. Dal 2021 ad oggi due i nuovi punti venditi inaugurati, al Mercato Centrale e in zona Porta Romana, che fanno salire a cinque i negozi in città. “La sfida per noi sarà uscire da Milano, cioè uscire dalla confort zone di Martesana, e seguendo l’andamento attuale la prospettiva è di aprire uno/due nuovi pdv l’anno”.
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