Cosa succede quando il leader di una grande azienda familiare viene a mancare? Il rischio che si scatenino conflitti esiste anche per le PMI e le aziende artigianali, considerando il fatto che il 65% del totale delle imprese italiani ha carattere familiare inclusa la gran parte delle realtà che ruotano attorno al mondo della pasticceria.
La successione come priorità
Ma cosa si intende per “ricambio generazionale”? Si tratta di un processo il cui obiettivo è predisporre la successione delle nuove generazioni a quelle attualmente in carica alla guida dell’azienda di famiglia. Non mancano – anche nel mondo della pasticceria – le storie di realtà gestite dalla quinta o dalla decima generazione di una stessa famiglia. Si tratta però di casi isolati. I dati, infatti, ci dicono che solo il 25% della totalità delle imprese sopravvive alla seconda generazione, e solo il 15% sopravvive alla terza. Numeri sconfortanti, di fronte ai quali emerge chiaramente l’urgenza di mettere la pianificazione del ricambio generazionale in cima alle proprie priorità.
Vantaggi e i rischi da evitare
Trasparenza, equità di accesso, coinvolgimento personale e una sana competizione. È a questo che rischiano di rinunciare quei capofamiglia che non intendono cedere di un passo nella loro posizione di guida, aprendo al contempo la strada a invidie, competizione cattiva, opacità e tensioni. “E tutto ciò fa molto male all’azienda” sottolinea Alessandro Minichilli, Professore Ordinario di Economia Aziendale Università Bocconi, Direttore del Corporate Governance Lab, SDA Bocconi. “Il vantaggio principale di pianificare correttamente il passaggio generazionale è certamente quello di eliminare il rischio dell’incertezza e dell’imprevisto, evitando che si creino conflitti che vengono traslati nella generazione successiva. Non è raro che in questi casi si finisca per compromettere rapporti familiari sani”. Ma se pianificare il passaggio generazionale può letteralmente cambiare le sorti dell’azienda e della famiglia stessa, perché gli imprenditori italiani fanno così tanta resistenza? “Perché è un terreno sul quale razionalità ed emotività finiscono spesso per scontrarsi” commenta Minichilli.
Come formalizzare la successione
Lo strumento più semplice al quale oggi si può ricorrere per gestire il passaggio generazionale è il Patto di Famiglia. Si tratta di un contratto tra vivi che consente al titolare dell’impresa di anticipare il momento del trasferimento dell’azienda o delle partecipazioni sociali ai discendenti o al discendente che si sia dimostrato maggiormente idoneo alla gestione dell’impresa. Non si tratta però di uno strumento adatto ad ogni situazione: nel caso ci siano soggetti che non sono interessati alla gestione ma che vogliono mantenere un livello di proprietà, oppure soggetti che vogliono essere liquidati, gli strumenti da utilizzare sono molti e dipendono dalla complessità e dalla tipologia giuridica dell’impresa, ma anche dal grado di conflittualità che c’è all’interno del nucleo familiare. Fondamentale in ogni caso che queste operazioni vengano fatte per tempo, quando il leader è nel pieno possesso delle sue facoltà, e che vengano definite con atti giuridici conclusi. “Questo perché a volte succede che l’impianto viene messo in piedi ma il soggetto viene a mancare prima che la cosa sia definitiva” spiega l’avvocato Eva Maschietto dello studio Emlex di Milano. “Anche se sembra esserci un comune accordo, il consiglio che diamo è di fare comunque un passaggio generazionale strutturato perché purtroppo in prossimità dell’evento esiziale le persone cambiano o possono cambiare le loro esigenze”.
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