Nato a Rimini nel 1970, Massimiliano Zucchi ha iniziato a lavorare sin da ragazzo nella gelateria di famiglia. Alla soglia dei trent’anni decide di aprire un secondo punto vendita. In pochi anni i locali di Rimini diventano quattro e il format sbarca all’estero. Nel 2008 arriva la crisi e la necessità di ripartire, facendo tesoro degli errori. Oggi è a capo di un gruppo che conta 68 punti vendita tra Italia ed estero.
Comprendere gli errori e migliorarsi
Imparare dagli errori: è questa la strada per perseguire il successo? Ascoltando Massimiliano Zucchi, Amministratore delegato La Romana dal 1947, la risposta è affermativa. Da un lato c’è un giovane ragazzo, cresciuto a coni e gelato nella gelateria di famiglia insieme al papà e al fratello, che sogna di aprire una sua attività, dall’altro l’imprevedibilità della vita. “Se non sei strutturato, fai fatica a superare le difficoltà. Per questo, ho imparato a fare tesoro degli errori. È successo nel 2008, quando sono stato costretto a ripartire”. Comprendere gli sbagli e da qui partire per migliorarsi è una filosofia che sta realmente a cuore all’azienda. Evidentemente le strategie messe in campo nel corso degli anni sono giuste, tanto che La Romana dal 1947 ha fatto registrare un fatturato di 42 milioni di euro; una storia avvincente che Massimiliano Zucchi ci ha raccontato ripercorrendo le tappe salienti, presentando l’offerta, le strategie e i progetti per il futuro.
D: Quando e come è iniziata la storia de La Romana dal 1947?
R: È difficile sintetizzare 76 anni di storia, ma ci provo. La Romana nasce nel 1947 da un progetto di due pazzi scriteriati, come mi piace definirli: mio padre e il suo socio, che due anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale decidono di aprire una gelateria in un locale di 30 mq nel centro di Rimini. Dopo i primi anni di difficoltà l’attività inizia a decollare, tanto da spostarsi in uno spazio più grande di 70 mq, dove ancora oggi ha sede il primo punto vendita La Romana. Nel frattempo, mio padre si separa dal socio e decide di gestire da solo la gelateria, che si caratterizza per l’ampia offerta di gusti, circa 50. Nel 1962 nasce mio fratello Ivano e nel 1970 arrivo io. Entrambi lavoriamo con nostro padre fin da ragazzini. Nel 1998, a 28 anni, sento il desiderio di avviare una mia attività, sempre con lo stesso marchio, ma con un animo più moderno, adeguato al periodo storico. Contro la volontà di mio padre che non mi riteneva pronto per affrontare questa sfida mi tuffo in questa nuova avventura, aprendo un locale fuori dal centro cittadino. C’è possibilità di parcheggiare e quindi punto sull’asporto, a differenza di mio padre che, essendo in isola pedonale, ha come core business i coni da passeggio. Dopo poco inauguro il secondo punto vendita. Nel 2000 arrivo a quota quattro. Nel 2001 la prima apertura all’estero, a Bucarest, nel 2005 tre inaugurazioni a Pechino. Ma commetto un errore fatale. Continuo a ragionare con la mentalità da artigiano e non mi strutturo adeguatamente per la dimensione che avevo. Così nel 2008 chiudo il 70% dei punti vendita e resto solo con i quattro di Rimini.
D: Cosa succede dopo il 2008?
R: Avevo due strade davanti: abbandonare tutto o rimettere in gioco me stesso. Decido di seguire la seconda, facendo tesoro degli errori commessi. Mio padre viene a mancare e piano piano cerco di strutturarmi adeguatamente. Riparto dai punti vendita: torno a lavorare al banco, in produzione, nel reparto ricerca & sviluppo, miglioro il prodotto, l’estetica dei locali, il servizio e, con grande fortuna, apro nuovi punti vendita che iniziano a registrare importanti fatturati. Così dò vita alla prima sede operativa per coordinare il lavoro e offrire tutti i servizi di cui oggi un franchising ha bisogno, in primis reparto logistica, marketing e soprattutto il laboratorio di ricerca & sviluppo. La mia non è una storia comune, bensì un percorso fatto di tentativi e di errori, che mi sono serviti da lezione e che ho sfruttato per far crescere La Romana dal 1947, un gruppo che oggi conta 68 punti vendita tra Italia ed estero.
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