Al netto delle grandi catene con enormi possibilità di investimento, per una piccola realtà del food, approcciare il metaverso può sembrare irrealizzabile. In realtà, unendo competenza e un pizzico di creatività, si possono scoprire applicazioni interessanti e accessibili non solo ai big brand, ma anche a operatori più piccole e con possibilità limitate, trovando nuove modalità di raccontare le loro realtà. Ne abbiamo parlato con Simone Puorto, advisor visionario, metaverse evangelist e fondatore della società di consulenza Travel Singularity, la cui missione è ridefinire il futuro del travel attraverso soluzioni innovative e sostenibili.
Risolvere problemi “reali” nel mondo virtuale
Per comprendere le potenzialità del metaverso in ambito food è necessario distinguere tra la sua accezione più ‘sociale’ (pensiamo a Horizon o Roblox e a un utilizzo più legato al gaming) e quella ‘industriale’, meno nota e, se vogliamo, meno sexy, che impiega la realtà estesa (virtuale, aumentata e mista) per risolvere problemi che si affrontano nel mondo fisico. “Pensiamo, per esempio, alla formazione del personale” spiega l’esperto. “È possibile implementare nel metaverso il training del personale da inserire in sala o in cucina: lo ha già fatto, per esempio, KFC. In questo modo, si può avere un’esperienza di formazione immersiva anche a distanza. I vantaggi sono molteplici: l’imprenditore può entrare in contatto con risorse anche al di fuori della prossimità, andando quindi a intercettare personale qualificato. Il lavoratore, d’altro canto, ha la possibilità di candidarsi per un ruolo anche lontano dalla sua abitazione, fare colloqui e formazione a distanza e spostarsi solo se viene assunto. È una sorta di democratizzazione e di approccio più inclusivo al tema delle risorse umane”.
Fare marketing nel metaverso con l’i-commerce o l’in-gaming adv
Naturalmente il metaverso può essere impiegato anche come strumento di marketing. Per esempio attraverso l’i-commerce, dove la “i” non è un refuso, ma sta per immersivo. “Esperienze di questo tipo – racconta Simone Puorto – sono state fatte, tra gli altri, da McDonald’s e Domino’s. L’idea è quella di creare dei gemelli digitali, ovvero degli ambienti virtuali, come versioni gamificate dei locali, all’interno dei quali consultare il menu e ordinare, per poi avere il cibo recapitato direttamente a casa. Sostanzialmente, l’esperienza food inizia nel metaverso e si conclude nel mondo reale, in una continua interazione tra fisico e digitale (‘figitale’ è proprio il termine giusto per definire questo mondo), che prende il nome di “infinite marketing loop“.
Realizzare un gemello del proprio locale, tuttavia, comporta un investimento notevole, riservato a grandi realtà, molto strutturate; non è detto però che anche imprese con meno risorse non possano accedere a questo mondo, utilizzando altri approcci. “L’esperienza phygital può nascere dall’uso di applicazioni metaversiche esistenti e diverse” conferma Simone Puorto. “Deliveroo, per esempio, ha usato approcci meno convenzionali ma economicamente più sostenibili, andando a inserire in alcuni videogiochi nel metaverso (uno su tutti Animal Crossing) degli avatar vestiti come rider di delivery. Durante il gioco, l’utente può cliccare sull’avatar e finalizzare un ordine che viene poi consegnato direttamente a casa. Si tratta di un approccio food che non richiede la creazione di uno spazio proprietario, richiede un investimento iniziale minimo e permette di andare a intercettare la domanda in luoghi dove finora non si era presenti. Si chiama in-game advertising e significa posizionarsi in maniera nativa in un mondo virtuale che già esiste”.