La pittura in una parola

Molti artisti dalla seconda metà del ‘900 hanno usato numeri, lettere, parole, per elaborare un linguaggio pittorico, definito come “verbo-visuale”
La pittura in una parola

Può una sola parola diventare opera d’arte? La domanda è ovviamente retorica e la risposta è sì. Come dimostra Remo Gaibazzi (Parma, 1915-1994). Gaibizzi, dopo aver usato altri linguaggi pittorici, ha deciso di concentrarsi sul termine “lavoro”, facendolo diventare protagonista esclusivo della sua ricerca a partire dal 1979. Una retrospettiva ora in corso nella sua città natale e allestita negli ambienti di Palazzo del Governatore (Remo Gaibazzi e la scrittura nelle arti visive, fino al 24 luglio). Questa espone numerose opere dell’artista, mettendo in luce la scelta delle forme e dei colori. E proseguendo poi con un confronto con altri autori che nelle loro creazioni hanno utilizzato la parola. Il più celebre e il più affine è forse Roman Opalka, il quale si dedicò a dipingere solo sequenze numeriche, da zero a infinito.

LA RIFLESSIONE SOCIALE

Al di là delle rigorose fondamenta filosofiche e socio-politiche su cui si basa la poetica di Gaibazzi, quello che emerge osservando i risultati è un perfetto equilibrio di composizione,. Oltre ad un sapiente uso di ciascun segno – come se fosse una pennellata – per dare vita a immagini non figurative ma che posseggono una potenza estetica intrinseca indiscutibile. “Lavoro”, inteso sia come soggetto sia come verbo in prima persona singolare, diventa così la cifra per una riflessione sociale e per un’indagine sulla valenza della scrittura. Una scrittura che si dispiega talvolta in ordinate righe parallele, come a imitare la pagina di un quaderno. O talvolta in spirali che evocano l’infinito (come nell’immagine che vi proponiamo). Oppure in blocchi di testo che si dispongono con diverse inclinazioni simulando una texture variegata della superficie del quadro. Quanto ai colori, da quelli vivaci delle prime opere, Gaibazzi decise di concentrarsi soprattutto sul bianco, sul nero e sull’oro.

IL MESSAGGIO SULLA TORTA

Se l’alta pasticceria è un’arte, allora il pasticciere può ritenersi depositario di un sapere e una creatività che si intrecciano unicamente alla sua identità. Il metodo usato nelle opere di Remo Gaibazzi può diventare uno strumento per creare dei dolci capaci di veicolare il nome del loro inventore. Questo grazie alla ripetizione in sequenza, rispettando rigorosamente una determinata impaginazione. Certo, la scrittura a mano è pratica da certosini e implica un elevato rischio di errore. Ma le tecniche contemporanee aiutano a rendere più agevole le composizioni di parole. Ad esempio grazie alla possibilità di ottenere dei trasferibili personalizzati oppure degli stencil in acetato da utilizzare per decorare i dolci in modo rapido. O ancora pensando a forme in rilievo grazie alle versatili possibilità che offre il silicone.

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