Secondo i dati di Assoturismo, la mancanza di personale mette a rischio circa 6,5 miliardi di euro di consumi, a danno non solo dell’hotellerie e della ristorazione ma anche del dettaglio in generale. La mancanza di 4 figure su 10 tra le più richieste, come personale di sala, aiuto cuochi e barman, farebbe perdere anche 3,2 miliardi di investimenti delle imprese del comparto e 7,1 miliardi di euro di Pil.
STAGIONE A RISCHIO
Secondo i dati del Ministero del turismo il comparto ha bisogno di circa 300-350 mila addetti, gran parte dei quali introvabili. Dai dati di Unioncamere e Anpal tra maggio e luglio si dovrebbero trovare 387.720 lavoratori per i servizi di alloggio, ristorazione e turistici.
Le principali motivazioni alla base della difficoltà di reclutamento del personale sono le competenze inadeguate (40,3%), la penuria di candidati (33,5%) e le misure di sostegno al reddito che disincentivano la ricerca di lavoro (32,4%).
In poche parole, il risultato è che in questo ultimo anno il numero dei lavoratori dipendenti è, secondo i dati Fipe, ancora inferiore di 194 mila unità rispetto ai livelli del 2019. Per questa penuria di addetti ci sono alberghi e ristoranti che non riescono ad aprire.
“Abbiamo osservato – ha detto Riccardo Stefanoni, head of finance di Pasticceria Martesana – come il mondo del lavoro sia cambiato, molti si sono rimessi in discussione cercando opportunità professionali in settori a loro sconosciuti, altri hanno dovuto stravolgere il loro quotidiano. Questo ha reso difficile l’incontro tra domanda e offerta. Tuttavia, la nostra realtà non ha subito importanti contraccolpi, grazie al fatto di aver costituito una squadra specializzata, coesa e con un forte attaccamento. Martesana è considerata un’istituzione nel suo ambito, oltre che una vera palestra per giovani talenti in virtù del lavoro e dell’esperienza dei nostri pastry chef Vincenzo Santoro e Domenico Di Clemente”.
DOVE SONO I GIOVANI?
Il dito è puntato verso i giovani. In un’Italia dove il tasso di disoccupazione generale si è attestato, lo scorso aprile, all’8,4% il dato relativo agli under 30 tocca il 23,8%.
“Tutti i lavori manuali – conferma Federico Prodon, titolare di due locali a Roma che portano il suo nome – sono in grandissima crisi. La ristorazione è dove se ne parla di più ma altre attività manifatturiere e artigianali versano in condizioni peggiori. Le scuole, che dovrebbero essere un vivaio, stanno ricevendo molte meno iscrizioni per i corsi professionali”.
Prodon è fresco di nuova apertura della sua seconda pasticceria e lamenta la difficoltà di trovare personale. “È stato già difficilissimo trovare i tre banchisti che sono impiegati nel locale all’interno di Mercato Centrale. Qui a Borgo Pio avremmo bisogno di sei persone con diversi profili professionali ma non riusciamo a trovarli”.
GIUSTA PAGA E REDDITO DI CITTADINANZA
Per i più la causa di questo disinteresse per una certa tipologia di occupazioni è da ricercarsi nel reddito di cittadinanza.
Rispondono gli interessati che se i livelli di inquadramento dei camerieri e relativi stipendi seguissero quanto previsto dal contatto del turismo, dei pubblici esercizi e ristorazione fossero applicati correttamente il problema non sussisterebbe. Infatti, la tabella di riferimento va da un minimo di poco più di 1200 euro e un massimo intorno ai 2200 euro. In realtà la paga standard oscilla dagli 800 ai 2000 euro a seconda del tipo di locale (bar, ristorante, pizzeria e così via) e del servizio. Il discorso, aggiungendo un paio di centinaia di euro, vale anche per il personale di cucina. Spesso, però, il contratto non rispecchia la realtà del lavoro. Doppi turni, straordinari non pagati, ferie inesistenti e così via sono il motivo delle lamentele.
Per ovviare al problema, il ministro del turismo Massimo Garavaglia ha lanciato una proposta: mantenere il reddito di cittadinanza con una riduzione del 50% al percettore che accetta un lavoro nel settore.