Occhio al biologico, il 10% è inganno

Occhio al biologico, il 10% è inganno

Oggi tutti sono più attenti alla salute e ormai è risaputo che per stare bene bisogna mangiare sano. E così molti sono disposti, pur in epoca di crisi, a pagare di più pur di assicurarsi prodotti biologici. Ma attenti alle falsificazioni, soprattutto quando la filiera parte da un paese straniero. Parliamo di un mercato da 220 milioni, dal momento che, secondo una stima della Guardia di Finanza di Verona, ben 700 mila tonnellate di prodotti sequestrati dal 2007, sono stati giudicati un falso. I dati raccolti dimostrano che il 10% dei prodotti dichiarati bio non lo sono affatto. Le aziende cadute nella rete della Guardia di Finanza sono: Sunnyland, Socirtà Agricola Marinucci, Brogni, La Spiga e Bioecoitalia srl. Tutte operanti tra Verona, Pesaro-Urbino e Foggia. 2500 tonnellate di merce sequestrata, spesso importata da paesi come la Romania. Ma come fare a riconoscere il falso dal vero bio? Accertarsi che la filiera sia la più corta possibile con pochi passaggi. Il mercato del bio è in continua espansione: 52% di consumatori con un fatturato passato dal miliardo del 2000 agli oltre 3 miliardi di oggi. Il mercato di chi truffa si aggira intorno ai 500 milioni e i sequestri, rispetto al 2009, sono raddoppiati. Le regioni che hanno la maggior produzione di biologico in Italia sono:  Sicilia, Calabria e Puglia. Al Nord si concentrano le imprese di trasformazione. Quale metodo utilizzano i truffatori per produrre il “falso bio”? Mischiano una piccola quantità di prodotto biologico con quello che non lo è. Così il prodotto è bio solo nell’etichetta. Queste notizie devono indurre il consumatore a una maggiore riflessione, a una maggiore conoscenza e soprattutto nell’esigere etichette chiare che lo aiutino nella scelta dei prodotti al momento dell’acquisto. – M.Viani

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