Domori ha inaugurato un secondo stabilimento a None interamente dedicato alla produzione di cioccolato da laboratorio. Il prodotto, finora apprezzato a livello internazionale da intenditori e raffinati gourmet, da oggi è a disposizione di pasticcieri, cioccolatieri e gelatieri. Il marchio s’impone sul mercato italiano con un posizionamento d’altissimo livello, forte del know how che l’azienda ha maturato negli anni grazie agli studi e all’impegno diretto in piantagione da parte di Gianluca Franzoni. L’investimento di circa 2,5 milioni di euro è stato possibile grazie alla forza del gruppo illy che ha acquisito Domori nel 2006. Fanno parte della Holding anche la ditta francese produttrice Damman Frères, la casa vitivinicola Mastroianni e per il 40% l’azienda Agrimontana, cui è affidata la distribuzione delle nuove confezioni di cioccolato in gocce da 5 kg. Non a caso – ha dichiarato Riccardo illy – le nostre acquisizioni hanno puntato a mondi affini al caffè come il cioccolato e il vino, e a settori in cui la mia famiglia aveva già avuto esperienza, come il tè o la frutta conservata. Da ricordare che mio nonno ha iniziato con un’azienda che si chiamava “Caffè e cioccolato illy” in società con Hausbrandt». Stefano Giubertoni – ad di Domori da gennaio di quest’anno – si è detto particolarmente fiducioso nelle possibilità di un’azienda che si avvale della sinergia di differenti know di prodotto e di canali di vendita. Credo che il nostro cioccolato sia molto apprezzato nel canale retail da chi ha colto il messaggio di Gianluca Franzoni, che è quello di valorizzare le differenze aromatiche del cacao fine, ossia quello meno diffuso e di maggior pregio. Con lo stesso intento ci proponiamo al canale professionale, con l’obiettivo di supportare chi vuole fare la differenza, chi punta sulla cioccolateria e chi, comunque, anche in pasticceria intende caratterizzare la presenza del cioccolato». «Investire sulla qualità della materia prima – ha ricordato Raffaello Pierucci, direttore marketing del Gruppo – è una priorità soprattutto di questi tempi, in cui si tende a consumare meno, ma a stare più attenti alla qualità di ciò che si mangia». Il nuovo stabilimento presenta macchine tecnologicamente all’avanguardia e innovativi processi di produzione messi a punto dallo stesso Franzoni, come la fase del concaggio che prevede la nebulizzazione del cioccolato contro le pareti calde delle conche per affinare il gusto e fargli perdere eccessiva umidità e di conseguenza carica batterica. Da sottolineare un ciclo di lavorazione a basso impatto sul prodotto, ossia concepito per valorizzare le caratteristiche aromatiche di un cacao che già di per sè presenta note per la maggior parte positive. Primo fra tutti il Criollo privo in natura delle sostanze antociane, che conferiscono amarezza ed eccessiva acidità. Ecco allora che anche il tostino a vapore non supera i 125 gradi e che il concaggio non dura più di 4 ore.
Domori entra nel cioccolato labo
© Riproduzione riservata