Da qualche anno viviamo una crisi economica che costringe a tagliare i consumi. Il che significa rifugiarsi in qualche peccatuccio. Se leggiamo i dati di M&Ms dello scorso anno il 65% degli americani (il 56% degli italiani). Eppure a tavola ci si concede qualche leccornia: i greci comprano più gelati, i britannici più cioccolata (il 12%in più) e più birre pregiate (il 31% del mercato totale). Da desiderio di risarcirsi per i mancati piaceri più costosi nasce il successo dei blog e dei manuali che insegnano a cucinare. Si indulge più spesso ai propri capricci meno costosi, ci si mette al centro di “dolci” attenzioni, senza dimenticare la necessità di risparmiare. Ovviamente le possibilità di peccare si misrano in base alla latitudine e allo stato sociale. Se per una madre di Mumbai che vive con 133 rupie al giorno, il peccatuccio può essere un bigné al cioccolato da una rupia, per un imprenditore di Shanghai è un “Chivas royal salute tribute to honour”, una bottiglia di porcellana nera con diamanti incastonati del valore di 280 mila euro!
Stili di vita in tempi di crisi
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