La materia si fa pittura

La materia si fa pittura

Cuciva sacchi, bruciava plastiche, maneggiava impasti collosi: Alberto Burri ha rivoluzionato il rapporto degli artisti del novecento con la materia, realizzando opere dal forte pathos e allo stesso tempo dal rigoroso equilibrio compositivo

ARTISTA E OPERE

Alberto Burri (1915-1995) nei tardi anni ’40 scelse di usare nelle sue opere dei sacchi, cucendo brandelli di juta e rendendo la tela – precedentemente impiegata solo come supporto per la pittura – protagonista dell’opera. Verso il 1957 introdusse il fuoco, con cui bruciava degli strati di materiali plastici stesi sul quadro. Ne risultano opere altamente drammatiche. Questo anche grazie ai colori rosso e nero che ricoprono le movimentate superfici, ma il cui equilibrio formale è garantito da una composizione armonica e basata su una “divina proporzione”.

I CRETTI

La materia assume un ruolo primario anche nella serie dei Cretti, bianchi o neri. Ovvero vaste, a volte vastissime superfici screpolate, ottenute utilizzando un mix chiamato “acrovinilico” che, seccandosi e restringendosi, crea una ragnatela di fessure che Burri riusciva a controllare nella fase di asciugatura. Proprio questa tecnica diede all’artista l’ispirazione per progettare un’opera monumentale a Gibellina (TP), una delle città devastate dal terremoto del 1968, rivestendo il centro raso al suolo con un candido sudario di cemento.

ISPIRAZIONE PER PASTICCERI

✔ Ottenere un effetto simile a quello dei Cretti ricoprendo una pasta frolla morbida (bianca o nera, ottenuta con aggiunta di carbone vegetale) con abbondante zucchero a velo, il quale in cottura si solidificherà e creerà una sorta di ragnatela.
✔ Il disegno dei cretti può essere pazientemente riprodotto a mano su una copertura di crema al burro in grado di conservare i bordi nitidi delle fessure. Ci si può aiutare con una riproduzione dell’opera originale riportata su carta da forno. Dopo aver inumidito il foglio, lo si può appoggiare sulla superficie, per poi seguire i profili con uno stecchino.
✔ Un impasto nero può essere rivestito da sfoglie sottili di pasta di zucchero rossa. Su questa si possono ritagliare i fori che l’artista formava con la fiamma ossidrica.
✔ La materia può venire trattata anche con un cannello da pasticceria, in modo da fluidificare e bruciare delle precise porzioni di zucchero steso sopra una copertura rossa su cui si saranno praticati dei vuoti neri.

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