Per la sua seconda volta milanese, il Salon du Chocolat, la manifestazione nata in Francia nel 1994 ed “esportata” oggi in 30 città su 4 continenti, aggiusta il tiro e fa emergere un’identità ben precisa
Si è aperta con il Chocolate Fashion Show, sfilata che ha visto in passerella gli abiti nati dalla collaborazione tra l’Accademia Maestri Pasticceri Italiani e 12 stilisti internazionali, studenti della NABA, il Salon du Chocolat di Milano. Rispetto allo scorso anno è cambiata la location – siamo negli ampi saloni del MiCo, il Centro congressi più grande d’Europa, “illuminato” dalla Cometa di Mario Bellini –, ma non è certo questa l’unica novità.
“Pur restando legata allo stile del format internazionale, la manifestazione milanese sta lavorando per definire una propria identità, per dare all’evento un’anima italiana – ci spiega Gilberto Mora, Presidente di Compagnia del Cioccolato, che prosegue – Questo significa intensificare la collaborazione con i maestri pasticceri italiani e puntare su realtà che fanno dell’attenzione alla filiera un cardine della loro attività; non per niente è stato inaugurato uno spazio Bean to bar, regno dei piccoli cioccolatieri che lavorano a partire dalle fave di cacao. Un fenomeno molto interessante per vari motivi: da una parte l’attenzione a una produzione socialmente e eticamente sostenibile, dall’altra la consapevolezza che, a fronte di un buon prodotto di partenza, gli italiani hanno tutte le capacità e la tecnologia per realizzare qualcosa di eccellente. Le realtà qui presenti usano tutte macchine italiane, un comparto che oggi il mondo ci invidia”.
Dunque, se la presenza di tanti piccoli produttori attenti alla qualità caratterizza l’evento, e dà anche la misura della direzione nella quale sta evolvendo il mercato italiano, alla manifestazione non mancano certo i grandi nomi come Domori, Gobino, Amedei… Nomi per la prima volta anche internazionali: “quest’anno sono interventi produttori d’eccellenza come l’equadoregna Pacari o la danese Friis Holm per fare qualche esempio; tutte realtà – conclude Mora – che oggi vogliono confrontarsi con un mercato italiano sempre più esigente”.
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