Il trend più evidente nel mondo del food packaging è l’appropriarsi, da parte dell’industria, di valori tipici del mondo artigiano: le aziende vogliono raccontare – attraverso i loro brand e le loro confezioni – storie di qualità, gusto e autenticità.
Ne abbiamo parlato con Fabio Molinaro, docente di packaging al Master Universitario in Food Design & Innovation, della Scuola Politecnica di Design di Milano e design director per Robilant Associati, società specializzata in brand advisory e strategic design.
«Uno dei fenomeni cui assistiamo negli ultimi anni – spiega Molinaro – è la contaminazione tra due mondi. Da un lato, le grandi aziende si adoperano per apparire quanto più possibile artigianali; dall’altro, gli artigiani hanno finalmente iniziato a intuire le potenzialità del branding. Ne sono esempi realtà come Grom, Princi, California Bakery, che hanno sviluppato marchi, concept e pack che coniugano un vissuto di artigianalità con aspetti fortemente improntati al retail moderno».
Le industrie dunque stanno facendo propri – nella comunicazione e nel packaging – molti dei codici caratteristici delle botteghe: «Sono proprio queste piccole realtà – spiega Molinaro – che hanno determinato il trend più attuale oggi nel food packaging, ovvero quello del “fatto a mano” e del saper fare: tramite la confezione si punta a raccontare ciò che pasticceri e panificatori fanno da sempre, con le loro mani e col loro nome sulla porta».
Chi artigiano lo è davvero deve puntare dunque in maniera decisa a comunicare la propria esperienza e il proprio know how, anche e soprattutto attraverso il packaging. «Nessuno meglio di un artigiano può veicolare questi valori in maniera autentica; eppure – rileva Molinaro – guardando a come pasticceri & co. scelgono e utilizzano i loro packaging, vedo moltissime potenzialità inespresse. Prendiamo per esempio i prodotti di pasticceria, che spesso sono acquistati per essere regalati: la presentazione del dolce, la confezione, diventa parte integrante del dono e indirizzerà la scelta tra una pasticceria e una concorrente. Qui entra in gioco il pack, che deve essere ideato e realizzato in una logica di branding, dove l’attenzione per l’involucro riflette la cura per ciò che contiene e tutto, a partire dai materiali utilizzati, deve contribuire alla percezione del valore del prodotto».
Essere artigiani, quindi, non significa non avere un approccio brand-centrico; ma attenzione alle esagerazioni: «L’errore più grande che un artigiano può commettere è quello di seguire logiche industriali. Prendere esempio e spunto dai grandi marchi è importante, ma è indispensabile che le piccole realtà mantengano la propria autenticità e imparino a sfruttare il prestigio del proprio nome e della propria individualità, riappropriandosi di valori che sono propri del loro mondo – e di cui l’industria, oggi, sta facendo largo uso – ma ripensandoli, rivisitandoli e reinterpretandoli in chiave moderna».