Il mondo del caffé si incontra a Rimini. L’appuntamento con World of Coffee 2014 è dal 10 al 12 giugno prossimi. Organizzato dalla Speciality Coffee Association of Europe (SCAE), quest’anno in collaborazione con Rimini Fiera, l’evento vanta 20mila metri quadrati di superficie espositiva, oltre 50 nazioni partecipanti e 200 brand esposti, e ci si aspetta la presenza di più di 30mila visistatori professionali.
Saranno tre i momenti distinti della manifestazione: le competizioni mondiali, l’alta formazione e la sezione espositiva. Nei tre giorni dell’appuntamento riminese, concorrenti da tutto il mondo si confronteranno sul palcoscenico internazionale per i titoli di tre campionati mondiale del caffè, che comprendono il più prestigioso World Barista Championship, oltre al World Brewers Cup e al World Coffee Roasting Championship. A questi si aggiunge anche Cezve/Ibrik Championship, il campionato di caffè alla turca. La sezione formativa, invece, sarà costituita da incontri, seminari e momenti di aggiornamento rivolti ai principali player del settore. Didattica, formazione, sviluppo di capacità e certificazione sono, infatti, gli obiettivi primari di SCAE. Infine, la parte espositiva metterà in mostra ogni aspetto della produzione del caffè: saranno presenti le nazioni produttrici di caffè, le nuove tecnologie, le ultime tendenze, i modelli più attuali di consumo e i prodotti da tutto il mondo, con aree dimostrative nelle quali il meglio del caffè speciality, il dolciario, l’alta cucina, il gelato e la panetteria saranno uniti per la prima volta a Rimini.
D’altro canto, quello del caffé si conferma uno dei settore più vivaci del food & beverage italiano, con circa 600 aziende industriali coinvolte a livello produttivo cui si aggiungono almeno altre 100 a carattere semi – industriale e con un’occupazione totale che si aggira intorno ai 7.000 addetti specializzati. Secondo quanto emerge dai dati resi noti dal Comitato Italiano Caffè (CIC), in Italia, se da una parte si registra un leggero calo dei consumi, dall’altra si assiste a una crescita dell’export, segno che il made in Italy del food è ancora uno dei punti di forza del nostro Paese e che nel mondo si riconosce sempre di più l’eccellenza dei maestri torrefattori italiani nella lavorazione di una materia prima che viene da lontano. Circa i 4/5 del caffè importato in Italia e pronto per la lavorazione provengono da soli 5 Paesi produttori: Brasile, Vietnam, India, Uganda e Indonesia. L’esportazione di caffè dall’Italia registra nel 2013 un +7,18% rispetto all’anno precedente, con un aumento significativo, in particolare, per il caffè torrefatto (+10,23%). I principali destinatari del caffè torrefatto italiano sono i paesi comunitari, che assorbono oltre il 60% del totale. Tra i Paesi extra UE si pongono con quote significative Svizzera, Usa, Australia, Russia e Canada.
Parlando di consumi, l´Italia si pone al decimo posto (5,63 kg/pro-capite). La classifica è guidata dal Lussemburgo, seguito dalla Finlandia e Austria. Curiosamente, il nostro Paese registra un consumo medio di caffè che si attesta oltre alla media europea (4,82 kg/pro-capite), ma risulta inferiore a molti Paesi, specialmente concentrati nell’area nord e mitteleuropea. L’Italia, insieme alla Grecia (5,69 Kg/pro – capite) è, infatti, l’unico paese dell’area mediterranea che si colloca “virtuosamente” tra le prime dieci posizioni della classifica. Il consumo di caffè ha registrato, tuttavia, nel 2013 una leggera flessione (-1,20%), complice la crisi che ha investito il nostro Paese, ma i numeri attestano comunque che la bevanda rimane ancora un piacere irrinunciabile per gli italiani.
Nel mercato domestico nazionale, pur restando il segmento della moka ancora il più importante, pesando il 95% sul totale, negli ultimi anni il porzionato, ovvero capsule e cialde, sta rappresentando l’area di maggior sviluppo e innovazione per il mercato del caffè. Nella grande distribuzione, infatti, il mercato del porzionato equivale a 325 milioni di capsule vendute all’anno e presenta una crescita, anno su anno, a doppia cifra che supera il 20%, segno evidente di un trend delle modalità di consumo della bevanda che si aggiunge a quella tradizionale.