Tutto inizia con il cioccolato malese spacciato per belga. Guy Gallet, segretario generale di Choprabisco- Chocolate, Pralines and Biscuits, l’associazione dei produttori belgi di ciocolato, dopo essere tornato in Belgio da un viaggio in Malesia e aver acquistato una confezione di “cioccolato belga”, prodotto a Kuala Lampur, ha convocato immediatamente il direttivo per discutere la necessità di salvaguardare il vero cioccolato belga. Di qui è nata la richiesta all’Unione Euripea per la protezione del cioccolato belga dalle numerose contraffazioni. Ci si è rifatti all’iniziativa dei cioccolatieri svizzeri, riuniti in Chocosuisse, che ha ottenuto i marchi “Suisse” e “Switzerland” in Europa, Usa e Canada. I belgi chiedono la tutela del loro cioccolato perché ritengono che l’imitazione non sia, il più delle volte, all’altezza dell’originale e temono che il loro prodotto perda valore. La richiesta di protezione ha sollevato dubbi: se alcuni prodotti, soprattutto italiani e francesi, hanno ottenuto un riconoscimento di tutela in nome del legame tra prodotto e territorio, lo stesso può valere peril cioccolato? Una volta selezionata la materia prima, ciò che conta è la maestria dell’artigiano. La pralina non è un prodotto che può definirsi belga. Per il cioccolato conta di più il luogo dove viene lavorato o la capacità dell’artigiano? A voi la risposta. Monica Viani
Il Belgio alla guerra del cioccolato: una battaglia giusta?
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