Rincaro prezzi: cacao, caffè e tè sempre più salati

Il report della FAO registra un aumento del 22,9% delle spese per le importazioni solo nel 2024. Condizioni climatiche e difficoltà logistiche le prime cause dell'aumento dei prezzi
Rincaro prezzi: cacao, caffè e tè sempre più salati

Il mercato internazionale delle importazioni di cacao, caffè e tè ha di certo visto tempi migliori: la fotografia scattata dal rapporto biennale FAO Outlook, punto di riferimento per le analisi sui principali mercati legati alle materie prime alimentari, non lascia dubbi. L’import di cacao, caffè e tè registra un aumento del 22,9% delle spese solo nel 2024: per il cacao è un trend ormai affermato, basti pensare che a inizio 2024 i prezzi hanno raggiunto quasi quattro volte la loro media decennale.

Un contesto che di certo non ha favorito le aziende importatrici delle materie prime da cui deriva il prodotto finito che arriva al professionista e/o direttamente al consumatore. “Le misure che le aziende possono prendere per cercare di gestire la situazione sono marginali e purtroppo risolutive solo in parte”, spiega Giovanni Agostoni, Presidente di ICAM, “ICAM, essendo un’azienda che segue l’intera filiera del cacao – from bean to bar – sin da subito si è impegnata su due fronti: da una parte rafforzando le relazioni di lungo periodo con le cooperative di coltivatori nei paesi di origine, con l’obiettivo di fronteggiare il grande problema (connesso all’aumento dei prezzi) della disponibilità di questa risorsa; dall’altra parte, instaurando un dialogo continuo con i clienti, comunicando e spiegando loro periodicamente l’evolversi della situazione”.

Aumento dei prezzi, l’impatto sulla filiera

Un’attenzione, quella verso i coltivatori nei paesi di origine, particolarmente importante: alla base di questo aumento dei prezzi delle importazioni, ci sono infatti fattori come le condizioni climatiche avverse e i problemi logistici. Il primo aspetto, in particolare, incide sulla vita e società dei paesi esportatori, che in gran parte sono nazioni in via di sviluppo, con il rischio di causare instabilità politica e sociale, che a sua volta si traduce in un’ulteriore scarsità di materia prima e aumenti generalizzati dei costi. La situazione dei prezzi nei paesi importatori, come appunto l’Italia – importante acquirente e consumatrice di cacao, caffè
e tè – si manifesta con dei rincari per i consumatori, soprattutto in vista delle feste natalizie alle porte.

Secondo il Codacons, l’aumento di prezzo per pandori e panettoni al cioccolato è di circa il 12,5%, anche se i più impattati saranno i prodotti per cui il cacao è un ingrediente base – come i torroni al cioccolato – con i listini delle principali marche che risultano in crescita del 30% rispetto allo scorso anno, fino ad arrivare a picchi del +53%. Un incremento fisiologico e per certi versi inevitabile per poter garantire un prezzo equo a tutta la filiera, a partire dai coltivatori diretti. Spiega Agostoni: “Abbiamo, fin dove possibile, contenuto gli aumenti e avviato un’interazione e comunicazione costante con i nostri clienti di tutti i comparti. Data la
complessità della situazione, abbiamo dovuto fissare degli aumenti di listino, necessari per supportare l’intera filiera in modo sostenibile
.

2025 in arrivo, banco di prova e caute previsioni

Il 2025 in avvicinamento sarà un banco di prova importante per capire se la situazione prezzi delle importazioni delle materie prime più impattate potrà stabilizzarsi o se macro situazioni contingenti, come i cambiamenti climatici e l’instabilità geopolitica, entreranno a tutti gli effetti nei conti delle aziende e, di conseguenza, dei laboratori. “I due grandi temi legati alla disponibilità della materia prima e al continuo aumento del suo costo ci portano al momento ad essere cauti nelle previsioni per il 2025. Di certo, continueremo ad alimentare le relazioni dirette e di lungo periodo con le cooperative di coltivatori nei territori di origine e, parallelamente, il contatto diretto con i nostri clienti a più livelli ci permetterà di trovare insieme a loro le modalità più consone a impattare il meno possibile sul loro business”, conclude Agostoni.

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