Icam Cioccolato ha chiuso il 2023 con un fatturato di 216,5 milioni di euro, in aumento del +7% rispetto al 2022. L’azienda lecchese continua il suo percorso di crescita fatto di investimenti industriali, finalizzati a mantenere alto il livello di innovazione dei prodotti, e di progetti nei paesi di origine del cacao, dove è impegnata a garantire un’elevata qualità della materia prima attraverso un approccio sostenibile.
Forte di una crescita del fatturato del +36% dal 2019 al 2023, Icam ha gestito le difficoltà che hanno caratterizzato il settore – gli aumenti del costo dell’energia prima, l’impennata del prezzo del cacao poi – tornando lo scorso anno alla situazione pre-pandemia con un Ebitda a doppia cifra. Una crescita organica ed equilibrata nelle tre aree di business che contribuiscono alla composizione del fatturato dell’azienda: 47% per i prodotti a marchio proprio (sia per il canale professionale sia per quello consumer), 38% per il private label e 15% dei prodotti destinati all’industria.
Icam è tra le poche aziende italiane che seguono l’intero processo di trasformazione del cacao: from bean to bar per la quasi totalità delle insegne del private label nazionale e internazionale e per il consumatore finale con i prodotti a marchio Vanini; passando per un’ampia produzione di semilavorati destinati all’industria e al mercato professionale con i marchi Icam Professional e Agostoni. Questo approccio ha portato Icam a vedere crescere anno dopo anno il proprio business anche all’estero, che oggi rappresenta il 56% del fatturato.
La presenza di Icam all’estero
La presenza all’estero si è ampliata in modo costante nel corso degli anni nei paesi più strategici, a livello commerciale e di filiera, con un totale di circa 500 collaboratori in giro per il mondo. Oltre alla sede italiana di Orsenigo (Co), l’azienda è oggi presente in Uganda con Icam Chocolate Uganda Ltd., con uffici commerciali negli Stati Uniti (Agostoni Chocolate US), nel Regno Unito (Icam Chocolate Uk) e, con le due filiali più recenti, in Francia (Icam France) e in Sudamerica (Icam Chocolate Perù Sac.).
Da quasi 80 anni l’approccio di Icam si basa sull’identificazione dei paesi con le condizioni migliori (politico-amministrative e geologiche) per la coltivazione del cacao (oggi l’azienda acquista cacao da 70 diversi paesi), e su un’expertise che garantisca ai clienti un’offerta innovativa, di qualità e sempre in linea con i trend del settore.
Focus sulla sostenibilità
L’impegno a salvaguardare l’ambiente e a preservare il benessere delle piantagioni di cacao nei paesi d’origine è un elemento fondamentale e imprescindibile per il gruppo. Per questo Icam ha avviato programmi di formazione dei coltivatori atti a preservare la biodiversità dei terreni e contrastare erosione e impoverimento del suolo.
All’inizio del 2023 è partito in Uganda (presso il centro di raccolta di cacao, Icam Uganda Ltd., fondato nel 2013) un programma che coinvolge 600 agricoltori nell’apprendimento di alcune tecniche di coltivazione finalizzate all’incremento della resilienza dei terreni ai cambiamenti climatici. Avrà una durata di tre anni e verrà affiancato nel 2024 da altri investimenti in progetti volti a incrementare la produttività delle piante di cacao, attraverso l’adozione di approcci sostenibili, e la tracciabilità in Africa centrale e in alcune piantagioni del Perù.
Ricerca e sviluppo
Gli investimenti riguardano anche lo stabilimento produttivo di Orsenigo (Co), cuore pulsante dell’innovazione tecnologica dell’azienda, che sarà protagonista di alcune implementazioni finalizzate all’ampliamento della capacità produttiva e all’innovazione di prodotto, oltre al potenziamento dell’Innovation center dove già oggi oltre 400 ricette oggi prendono vita attraverso il dipartimento r&d.
Le sfide del futuro per Icam
“Oggi viviamo un contesto socio-economico particolarmente complesso, in cui chi opera nella produzione di cioccolato si trova ad affrontare diverse e importanti sfide – afferma Adelio Crippa, Dg Icam Cioccolato –. Il costante aumento delle quotazioni del cacao, cominciato nel 2023, ha visto un’importante impennata nei primi mesi del 2024, passando dalle 3.400 sterline per tonnellata a fine dicembre alle 5.500 di fine febbraio. Un aumento vertiginoso e un altrettanto preoccupante calo della disponibilità della materia prima che sta creando non poche preoccupazioni al mercato. Il nostro approccio sostenibile alla filiera purtroppo non ci sottrae oggi dal dovere affrontare le conseguenze della riduzione della disponibilità di materia prima e dell’impennata del suo costo. Con l’obiettivo di impattare il meno possibile sui nostri clienti, e a cascata sul consumatore finale, stiamo continuando a portare avanti relazioni dirette e di lungo periodo con le cooperative di coltivatori per tenere monitorato il problema della disponibilità, e siamo in costante comunicazione con i nostri clienti con aggiornamenti periodici; fissando aumenti di prezzi calmierati ma necessari per sostenere l’intera filiera attraverso modalità sostenibili”.