Il peso dell’inflazione si fa sentire anche sui gelati. È quanto emerso da uno studio condotto da Coldiretti che, basandosi sui dati Istat di giugno 2023, ha evidenziato l’aumento dei costi delle materie prime per le preparazioni, dallo zucchero (+54%) al latte (+34%), fino alle uova (+22%), alla frutta (+8,3%) e alla verdura (+17,8%). Con la conseguenza di pesanti perdite per i gelatieri artigianali, in parte compensate dal rincaro dei prezzi di vendita al pubblico, che però pesano sul consumatore finale. Tanto che quest’ultimo ha visto un aumento del 19% nel prezzo del gelato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Eppure, nonostante questa tendenza negativa, sembra che gli italiani non abbiano rinunciato al gelato per alleviare il caldo estivo.
La situazione in Italia
Su tutto il territorio nazionale, sia coni che coppette sono aumentati di prezzo, e oggi è impensabile acquistare una vaschetta da un chilo per meno di 22 euro. Ad esempio, da Alberto Marchetti, pluripremiato gelatiere di Milano, una vaschetta raggiunge i 28 euro, mentre a Roma i prezzi si aggirano intorno ai 25 euro al chilo. Alla gelateria Mara dei Boschi di Torino, il costo minimo di un cono con due gusti è di 3,50 euro, tre gusti costano 4,50 euro. In piazza Duomo a Milano, da Cioccolatitaliani, i prezzi di coni e cialde speciali studiate per gli stranieri, vanno dai 5,50 ai 7,50 euro.
Per avere un quadro completo della situazione e cosa cambia per i consumatori, Dolcesalato ha intervistato alcuni maestri gelatieri che hanno fornito interessanti spunti che hanno spiegato le ragioni di questi aumenti.
Vuoto normativo
Secondo Gabriele Vannucci, che ha aperto la sua prima gelateria a Firenze nell’ottobre scorso, il problema risiede nel vuoto normativo del nostro Paese: non esiste un disciplinare preciso che tuteli il gelato artigianale. Di conseguenza, un prodotto realizzato aprendo una busta di premiscelato e aggiungendo acqua calda può essere definito gelato artigianale, così come uno realizzato con materie prime fresche e di qualità. Questo confine indefinito permette ad alcuni colleghi di confondere i consumatori, che potrebbero non comprendere perché un gelato ha un costo diverso dall’altro.
Anche il gelatiere Andrea Bandiera, 3 Coni Gambero Rosso, della Cremeria Scirocco di Bologna, ha dovuto affrontare i rincari delle materie prime: “Nel 2019 la panna al chilo costava 3,30 euro. Oggi la pago 5,80 euro (+ 75%). Il latte da 0,70 è passato a 1,40 euro nel 2023 (+ 100%) e lo zucchero da 0,56 è salito a 1,30 euro (+ 100%). Abbiamo assorbito questo aumento mantenendo invariata la qualità del prodotto. A inizio 2023 la vaschetta da 1 chilo l’abbiamo portata da 24 a 26 euro (+8%) mentre, da circa 3 anni, il prezzo di cialde e coppette è stabile a 2,80 euro per 2 gusti. Ovviamente non tutti i gusti hanno subito rincari e nella scelta è una sintesi tra gusti più o meno costosi. Bisogna raggiungere un punto di equilibrio, così da non scontentare il cliente. Il risparmio è da ricercare altrove, non nel calo della qualità degli ingredienti”, conclude Bandiera.
Il ruolo del gelato artigianale
Infine, per Alessandro Cesari, 2 coni e Miglior gelatiere emergente Gambero Rosso, titolare della gelateria Sablé di Bologna, quella del gelato è una questione culturale: “È necessario far comprendere al consumatore i processi che ruotano intorno alla produzione di un gelato artigianale. In questo modo potrà capire il perché di un determinato costo: un gelato artigianale dovrebbe costare di più perché è un alimento che deve essere trattato con serietà. Fare un gelato artigianale non vuol dire solamente realizzare un prodotto senza ricorrere a semilavorati, ma comporta ore di studio e di ricerca di materie prime di qualità”.
Alla luce di queste considerazioni, viene normale chiedersi quale sia il futuro del comparto gelato. Secondo i dati divulgati durante l’ultima edizione di Sigep, nel 2022 in Italia le vendite di gelato artigianale hanno raggiunto 2,7 miliardi di euro tra gelaterie, pasticcerie e bar con gelato (registrando un + 16% rispetto al 2021). Ciò significa che, rincari o no, per gli italiani il gelato è un prodotto di cui proprio non si può fare a meno.
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