Esponente di terza generazione di una dinastia di pasticcieri, nel 1948 il nonno Raffaello fondò a Sansepolcro (Arezzo) la pasticceria Chieli, dove Alessio Conti si forma e apprende i segreti del mestiere. Dopo il matrimonio, si trasferisce a Milano per iniziare una nuova vita professionale da Cova in via Montenapoleone, dove incontra il suo attuale socio Paolo Maino, all’epoca credenziere del locale. Qui si ferma per diversi anni, fino a quando un cliente di Cova, in procinto di aprire due locali a Mosca, lo convince a trasferirsi nella capitale russa. Proprio nel periodo moscovita, Conti trascorre una settimana di ferie a Pantelleria, dove lo chiama un’amica per raccontargli che un suo conoscente di Bologna, intenzionato ad acquistare all’asta un appartamento, alla fine aveva optato per un altro lotto immobiliare all’incanto: una pasticceria. Si trattava di Gamberini. “Mi disse: questo mio amico avrebbe bisogno di qualche consiglio, glielo potresti dare?”. Dopo qualche anno da consulente, nel 2016 Conti rileva Gamberini e la rilancia, con un crescendo di risultati: prima allarga l’attività a Firenze, dallo scorso anno anche a Milano e ora in stazione a Bologna.
D: Siete in ottima posizione, davanti al binario 1. Era quello che volevate?
R: In realtà, la prima location che ci è stata offerta si trovava in piazza Medaglie d’Oro e non rispondeva alla nostra idea di Gamberini in stazione. Volevamo stare ‘dentro al movimento’, puntavamo a uno spazio interno davanti ai binari. Così, quando si è liberata la location attuale, ci è sembrata la migliore delle soluzioni possibili. Siamo di fronte al primo binario e in prossimità del piazzale ovest, da dove partono i regionali destinati a Milano, a Verona e che servono la maggior parte del traffico di pendolari. Inoltre, il locale è ben collegato alla discesa verso il tunnel che porta alla stazione dell’alta velocità ed è adiacente al Frecciaclub, utilizzato dai clienti Frecciarossa per acquistare i biglietti e attendere l’arrivo dei treni. È vero che al Frecciaclub il caffè è offerto, ma un conto è la macchinetta automatica, un altro è essere serviti da un nostro operatore con la gentilezza e con la convivialità che ci contraddistingue.
D: Com’è partita questa vostra nuova avventura?
R: Molto bene. Come scontrino medio siamo ancora un po’ bassi, ma cresceremo. Quel che conta è aver conquistato subito la fiducia della clientela, partendo proprio da quella dei ferrovieri. Chi lavora in stazione oggi viene da noi, e già parliamo di un numero consistente di clienti.
D: Come avete impostato la formula dello store in stazione?
R: Pasticceria e caffetteria innanzitutto, poi un po’ di offerta gastronomica basata soprattutto sul panino, soft yogurt, gelato soft da abbinare a pancake e waffle pensando ai pendolari che vivono fuori Bologna e vogliono qualcosa di diverso dal classico panino con la mortadella. In prospettiva invernale vorremmo puntare sulla cioccolata calda e sulle crêpe. Il locale si presterebbe molto, data la posizione, alla gelateria artigianale, ma è un quadrato di 7,5 metri per lato e l’inserimento di un banco gelateria avrebbe comportato diverse problematiche. Vedremo in futuro.
D: Quanto fatturerà questo locale?
R: L’obiettivo è di incassare sui tremila euro al giorno per un giro d’affari a pieno regime di un milione di euro l’anno
D: Al di là del contributo economico, qual è la reale importanza di questa nuova apertura?
R: La stazione ferroviaria è un luogo ad alta frequentazione, da parte di un pubblico internazionale e differenziato per potere di spesa. La visibilità per il marchio viene di conseguenza. Del resto il canale del travel retail determina sempre una conoscenza molto più ampia del brand rispetto a un contesto come quello del centro storico. Inoltre, per noi si tratta di una sfida che richiede una certa capacità di adattamento.
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