La cucina italiana fa impazzire gli americani e nessuno può affermarlo con più voce in capitolo della sua. Parliamo di Joe Bastianich, il giudice di Masterchef Italia, personaggio televisivo popolarissimo ma anche e soprattutto imprenditore ‘dei due mondi’ grazie alle attività lanciate negli Usa e in Italia. Il suo Bastianich Hospitality Group comprende 16 ristoranti con diversi marchi, di cui 15 negli Stati Uniti e uno in Italia a Cividale del Friuli (Orsone). Se in America sono arrivati locali basati sui piatti iconici della tradizione italiana, dalla pizza alla pasta, in Italia Bastianich ha deciso di lanciare il vero barbecue americano con l’insegna Joe’s American Bbq, approdato al Mercato Centrale di Milano e di Firenze.
Due anni fa l’imprenditore figlio di Felice Bastianich e Lidia Matticchio ha messo a segno un altro centro portando negli Stati Uniti il format di maggior successo della schiacciata toscana: All’Antico Vinaio, di Tommaso Mazzanti. Prima l’apertura a New York in Times Square con Bastianich e poi un pop up a Los Angeles. In questa intervista Bastianich racconta che potrebbe essere l’inizio di un periodo di espansione all’estero per le catene italiane e si pone come sviluppatore e importatore di format in America.
D: Quali sono le linee guida da seguire, per vincere la sfida negli Usa?
R: La risposta è molto semplice: l’autenticità. Chi si è imposto l’ha fatto presentandosi in maniera autentica, e gli esempi non mancano, dall’alta ristorazione con Cipriani e Sant Ambroeus alle pizzerie come Da Michele, fino ai brand che ho seguito io direttamente.
D: Partiamo da Eataly. Perché ci hai creduto?
R: Perché l’idea di Oscar, basata sulla convivenza tra negozio e ristorazione, era vincente ed è stata gestita al meglio, non solo a livello di qualità dei cibi ma anche di design e di comunicazione. È diventato un contenitore sul ‘meglio del meglio’ del made in Italy, sviluppato in maniera tale da essere compreso dal consumatore americano. Eataly è un veicolo di comunicazione vincente nel mondo e, in quanto tale, è riuscito a far passare quali sono i veri prodotti italiani di qualità, mettendo insieme i produttori e portandoli negli Stati Uniti, in Giappone e in altri mercati fondamentali.
D: Dunque gli Stati Uniti sono un mercato difficile ma non impossibile?
R: Gli italiani si stanno imponendo nel mercato, basti pensare alle pizzerie napoletane che oggi sono in forte diffusione. E ci sono molti altri concept in grado di ottenere il successo, a patto che non commettano i soliti errori del passato.
D: Quali sono gli errori da evitare?
R: Innanzitutto, non rispettare il consumatore americano. Tanti italiani hanno approcciato il mercato pensando di avere a che fare con gente che non capisce niente di cibo, e invece quella americana è una delle clientele più sofisticate del mondo: sono difficili da soddisfare, ma se ci riesci ti ripagano abbondantemente. Per vincere negli States devi essere autentico, geniale e non devi costruire cose astratte, che non stanno in piedi o che sono pensate per l’idea sbagliata che avete di noi. I progetti vincenti sono quelli che funzionano bene in Italia e poi vengono adattati alle necessità americane, che non devono però snaturare le basi del concept.
D: Ci fai un esempio?
R: La pizza al taglio in America funziona bene come in Italia, ma l’errore da non commettere è quello di venderla a peso, perché per gli americani si deve vendere al pezzo. Sono piccole differenze culturali di cui occorre tener conto.
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