È un dibattito fertile di riflessioni dall’ampio respiro quello sulla Legge di Bilancio 2023. Tra i temi caldi le misure preposte ad affrontare il caro energia, in linea di massima considerate dagli operatori insufficienti principalmente perché non strutturali. “Avremmo dovuto muoverci in maniera preventiva, bloccando i rincari all’origine. Esauriti gli aiuti temporanei dovremo gestire da soli i rincari a fronte di un potere di acquisto che non è aumentato in modo proporzionale. In questo modo si rinvia soltanto una situazione che alla fine ogni azienda del comparto dovrà affrontare privatamente”. A sostenerlo Anna Sartori, tra gli operatori chiamati a esprimere la propria opinione sulla Manovra assieme a Vincenzo Pennestrì, Simone Padoan, Federico Buratti, Giancarlo Perbellini, Nicola Massari e Paolo Griffa.
Costi e gestione del personale
Ed è proprio la mancanza di prospettiva uno dei limiti principali che vengono riconosciuti alla Finanziaria 2023, anche in tema gestione del lavoro. Ambivalente, per esempio, anche il giudizio sui voucher, considerati uno strumento utile per ilbanqueting e i momenti di punta “dove grazie alla possibilità di avvalersi in modo agile di prestazioni extra ci rende possibile soddisfare le esigenze e le aspettative dei nostri ospiti”, come sottolinea Buratti, AD Gruppo SEAT (di cui fanno parte il ristorante Carignano e Carignano Banqueting), ma anche insufficienti ad affrontare il tema lavoro. Pressoché unanime l’idea che il vero nodo resti l’abbassamento dei costi, come sottolineano Pennestrì e Perbellini. Quest’ultimo dichiara inoltre il suo apprezzamento per la norma relativa alla minor tassazione delle mance, che ritiene essere “una strada da percorrere, incentivando anche il sistema delle mance via POS a tutto vantaggio dei ragazzi che lavorano”. Nicola Massari invece auspica per il futuro una minore pressione fiscale sugli extra, ovvero i possibili premi ai dipendenti.
Digitale e PMI
Altro tema al centro del dibattito è quello legato alla transizione digitale, alla quale la Manovra dedica uno spazio importante. L’opinione degli operatori è positiva in linea di massima, restano però una serie di criticità da affrontare, a partire proprio dalle diminuzioni delle agevolazioni prevista dalla Finanziaria. “La nostra azienda è abbastanza strutturata per gestire tutte le pratiche necessarie al fine di fare un 4.0 rispondente alla normativa” commenta Nicola Massari. “Non avere più accesso al 40% della riduzione precedente comporta ovviamente un aumento dei costi, ma questo non ci limiterà nel proseguire con gli investimenti. Detto questo, la maggior parte delle attività nel nostro settore non si addentrano nemmeno in questi discorsi perché non ha dimensioni o mezzi adatti”. Simone Padoan sottolinea inoltre la questione dell’usura dei macchinari, “tema per il quale in un anno spediamo 20 o 30mila euro, e lo facciamo per mantenere le macchine al massimo della loro funzionalità, perché consumino di meno o gestiscano meglio lo smaltimento dei rifiuti, ma nonostante questo per la manutenzione non sono previste agevolazioni”. Paolo Griffa sottolinea inoltre come per accedere agli incentivi sia necessario “appoggiarsi a degli studi esterni: da soli non siamo in grado di stare dietro a tutta la macchina burocratiche che spesso è lenta e tarda nelle risposte causando complicazioni”.
Riflessioni per interventi futuri
Se fino a qui sono stati valutati limiti e opportunità di alcune delle norme considerate di più stringente interesse per il settore, vari sono gli spunti per riflessioni stimolati da questa analisi. Anna Sartori ne fa “una questione di educazione all’imprenditoria”. “Sono convinta che le scelte fatte a livello politico dovrebbero aiutare la categoria a migliorare dal punto di vista della capacità imprenditoriali. Prendiamo il tema della rottamazione delle cartelle: chi rispetta le regole o adotta comportamenti virtuosi dovrebbe ricevere dei riconoscimenti. Abbuonare gli errori è controproducente perché non educa all’impresa e rende la categoria sempre più fragile”. Nicola Massari sottolinea la necessità di agevolare le realtà d’eccellenza italiane ad avere un respiro più ampio. “All’estero le aziende iniziano a strutturarsi in modo sempre più massivo. Un esempio interessante può essere quello di Pierre Hermé. E quando queste realtà inizieranno a mettere piede anche nel mercato italiano, i giochi potrebbero farsi più duri per chi non era abituato ad avere concorrenza, e dunque sarebbe molto utile aiutare le imprese italiane a crescere per essere davvero competitive a livello internazionale e, al contempo, a poter investire per generare ricchezza per la società”. Per concludere, una necessaria riflessione sulla complessità – di lettura del testo normativo, ma anche di accesso alle agevolazioni –, che possiamo riassumere con le parole di Simone Padoan: “è tutto oneroso e machiavellico: per fare qualsiasi cose le aziende sono sommerse dalla burocrazia. E questo è vero anche per la Legge di Bilancio, che dovrebbe essere comprensibile nella sua formulazione, ma così non è. Per interpretarla, o accedere alle agevolazioni, diventa quindi necessario coinvolgere consulenti, avvocati, commercialisti: l’ennesimo costo a carico dell’azienda. La strada da fare per rilanciare il comparto è lunga, ma rendere comprensibile la legge sarebbe un primo passo importante”.