Pagamenti digitali tra sfide e opportunità

La crescita dei pagamenti digitali è ormai irreversibile e la direzione presa dai consumatori è chiara. Gli operatori del fuori casa devono saper scegliere gli strumenti più adatti e coglierne le potenzialità. Ne parliamo con Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano
Pagamenti digitali tra sfide e opportunità

I consumatori, anno dopo anno, mostrano di preferire sempre di più i pagamenti digitali al contante. Lo dimostrano i dati più recenti resi noti dall’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano: crescono il valore del transato e il numero di transazioni procapite, mentre diminuisce il valore dello scontrino medio, a confermare come queste tipologie di pagamento siano sempre più utilizzate nella quotidianità, anche per piccoli importi, e nono solo, come avveniva in passato, per spese medio-alte. Di fronte a questo trend, gli operatori del fuori casa e le Pmi in genere, devono sapersi destreggiare nella scelta delle soluzioni migliori e più vantaggiose, cogliendo le opportunità e i vantaggi che queste tecnologie offrono.

A parlarcene è Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano. “La pandemia ha portato molti più utenti ad avvicinarsi a questo mondo per la prima volta o a utilizzare questi strumenti con maggiore frequenza, scoprendo che sono veloci e, soprattutto, sicuri. La cosa interessante è che il fenomeno è trasversale alle fasce d’età. Sicuramente i nativi digitali sono più propensi a utilizzare questi metodi, ma è anche vero che i giovanissimi non hanno grandi capacità di spesa, al contrario della fascia dai 30 ai 45 anni e anche fino ai 60 anni, dove comunque i digital payments hanno un’ottima penetrazione”.

Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano

L’INTERVISTA

D: Come destreggiarsi tra le varie soluzioni disponibili?
R: Innanzi tutto occorre scegliere il tipo di tecnologia che si vuole implementare. Le carte contactless e i sistemi wallet come Apple Pay o Samsung Pay si basano su tecnologia Nfc (Near Field Communication). Esistono anche soluzioni che sfruttano il pagamento tramite qr code o la geolocalizzazione.

Tra queste, sicuramente la più diffusa è Satispay, che presenta anche un vantaggio interessante per gli esercenti, il sistema tariffario infatti non prevede commissioni per micropagamenti al di sotto dei 10 euro, mentre per importi superiori c’è una fee di 20 centesimi a transazione. Va detto che anche alcuni attori bancari classici hanno lanciato iniziative di azzeramento o rimborso delle commissioni al di sotto certi importi, ma si tratta di agevolazioni che hanno una durata limitata nel tempo.

PROBLEMA POS

Il modello di business più diffuso prevede un canone fisso per il noleggio a cui si aggiunge una percentuale sugli incassi, ma ci sono anche altre possibilità.

C’è chi offre pacchetti – continua Asaro – che prevedono un canone mensile calcolato in base al fatturato, ma non applicano poi commissioni aggiuntive. È, per esempio, il caso di Axerve. Mentre il modello di SumUp prevede l’acquisto del Pos mobile a condizioni vantaggiose e il pagamento di una fee per ogni transazione, ma nessun canone. Molti nuovi Pos basati su Android, inoltre, permettono di installare molte altre applicazioni oltre a quelle meramente di pagamento, diventando a tutti gli effetti strumenti utili alla gestione dell’attività e di tutti i suoi processi (turni, tavoli, ordini, magazzino, profilazione clienti e così via)”.

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