Buone notizie dal mercato del lavoro, nel mondo dei pubblici esercizi, dove, nonostante continui a perdurare un certo clima di incertezza – dovuto all’inflazione che frena ma non si ferma, alla temuta ripresa dei contagi da Covid e ad un clima economico, comunque, ancora altalenante –, sembra essere arrivata una positiva ondata di vitalità per tutto quello che è il mondo delle assunzioni.
La conferma arriva dagli ultimi bollettini Excelsior, che ogni mese tracciano l’andamento delle prospettive di assunzione all’interno delle varie categorie imprenditoriali. A livello generale, a gennaio l’offerta si è attestata oltre i 500 mila posti di lavoro, mentre le stime gennaio-marzo parlano di 1,3 milioni di inserimenti. Di questi, il 10% circa interesserà proprio il segmento dei pubblici esercizi, con 57.630 proposte nel primo mese dell’anno – di cui 44.150 solo per cuochi, camerieri, lavapiatti e altre professionalità della ristorazione – e 184.040 nel trimestre.
“Il settore è ripartito – dice in modo chiaro Silvio Moretti, direttore dell’area lavoro di Fipe – e lo abbiamo visto già a partire dai dati di fine anno. Tuttavia, non siamo ancora ai livelli del 2019, né in termini di occupazione né, tantomeno, di fatturato“.
Il terreno da recuperare
Parlando per un attimo di differenziali, secondo le ultime rilevazioni effettuate dall’associazione di categoria, il fatturato globale della ristorazione italiana deve ancora recuperare un 4% dal periodo pre-pandemico, mentre lato occupazione, l’intero settore nei due lunghi anni del Coronavirus ha lasciato a casa 200 mila dipendenti, di cui 115 mila a tempo indeterminato, ma al momento sarebbe riuscita a recuperarne “solo” 150 mila.
“Il perché di tutto questo lo si deve a molteplici fattori – interviene sempre Moretti –. Innanzitutto, ci sono state le varie limitazioni imposte dai Governi al settore, che hanno aperto le porte della cassa integrazione. Così, chi aveva bisogno di lavorare, ha cercato occupazione in realtà definite “essenziali”, come la grande distribuzione e la logistica. Poi c’è una tematica di tipo sociale, per cui chi si avvicina a queste professioni teme nuove restrizioni“.
Il risultato è che, come confermano ancora una volta i numeri di Excelsior, nel 50% dei casi l’incrocio tra domanda e offerta nei pubblici esercizi incontra serie difficoltà. Da una parte perché i candidati sono inadeguati e dall’altra perché nessuno si presenta per fare un colloquio.
Salari e lavoratori stranieri
Ad attenuare i problemi che coinvolgono il mercato del lavoro, in questo momento, non sembra intervenire nemmeno il nodo stipendi. Il contratto nazionale del settore scaduto l’anno scorso non è ancora stato rinnovato, ma è improbabile che gli stipendi vengano allineati all’inflazioni. Per di più, l’Italia rimane ancora oggi uno dei paesi con gli stipendi più bassi d’Europa (ma anche quello con il cuneo fiscale tra i più elevati), il che rende certe mansioni sempre meno appetibili. Specialmente da parte dei lavoratori stranieri, che in questi anni si sono spostati principalmente verso la Spagna. “Peccato – chiude Moretti di Fipe – che nel nostro settore ci sarà sempre più bisogno di personale di questo tipo“.