Agli inizi del Novecento, Guido Nannini aprì il Bar Ideale, che nel 1930 si sposta nel cuore del centro di Siena, in via Banchi di Sopra, dove si trova tuttora. Il fascino è quello del locale storico: soffitti alti, lampadari sontuosi, specchi alle pareti, pavimenti di marmo e un’offerta completa di dolci della tradizione: panpepato, cavallucci, cantucci, panforte, ricciarelli, copate, le classiche torte senesi come quella fichi, noci e cioccolato.
Il locale si apre sulla via a pochi metri da Piazza del Campo, con l’insegna Nannini a caratteri cubitali e con le vetrine decorate a tema che non passano di certo inosservate.
A colpirvi, entrando, saranno l’ampiezza della sala principale e gli altissimi soffitti; a darvi il benvenuto – solo loro, non certo il personale e poi scopriremo perché – saranno l’ampio bancone della caffetteria; a sinistra, costeggiando il bancone che si snoda come un serpente, assisterete alla “messa in scena” di paste fresche, mignon, brioche, torte e biscotteria. In fondo si apre una saletta raccolta dove sedersi, ma sulla sinistra ecco un altro bancone “specializzato” solo in dolci senesi sfusi, con uno scaffale sulla parete opposta dove compaiono centinaia di pacchetti souvenir ben confezionati e pronti ad occupare le credenze di casa vostra. Eppure, in mezzo a tanta offerta, lo spettacolo non emoziona: il locale è dispersivo, le luci non valorizzano i prodotti, ma soprattutto il servizio è assente, tanto da non invogliare la clientela a sedersi ai tavoli e neppure ai tanti posti al bancone dislocati nella pasticceria.
“Nel mio caso – si racconta La Signora in Dolce – dopo mezz’ora trascorsa fra i dolci, nessuno si è preso la briga di servirmi e di guidarmi fra tanta storia e dolcezza. Di tutta quella storia, dell’anima pulsante di una città che ha conquistato fama nel mondo e non solo grazie al Palio, non si avverte neanche un guizzo: la sensazione è quella di una scena antica congelata ai tempi d’oro, in cui non scorre più vita. Eppure Nannini è pieno, ma i presenti entrano, comprano e portano via, come se si trattasse di un supermarket del dolce. Al personale chiedo notizie sul locale, ma la risposta si limita a un: “Siamo qui da cent’anni”. Scelgo in piena autogestione due ricciarelli che consumo, nell’indifferenza generale, appoggiata a uno dei banchi sparsi nello spazio: uno tradizionale, l’altro al cioccolato. Mandorle, zucchero e albume d’uovo sono gli ingredienti di questo dolce tipico del Natale senese, una tradizione che risale al XV° secolo, e che fa di questo soave pasticcino una piccola meraviglia a forma di chicco di riso. Croccante fuori, imbiancato dallo zucchero a velo, ha un cuore soffice, morbido e granuloso ma la mandorla non riesce a deflagrare, non esplode. Il ricciarello di Nannini è gradevole, fresco, ma non ha corpo o forse manca, pure a lui, quell’anima autentica che dovrebbe renderlo protagonista. La variante al cioccolato è migliore, la virtù energizzante del cacao regala almeno una piccola euforia. L’offerta salata è scarsa e consta di sandwiches, tramezzini, toast, pizzette, la tipica focaccia. A un personale in divisa che andrebbe totalmente “formato” pago il conto, senz’altro molto democratico, di 2,40 euro per i due ricciarelli. Un passaggio nel bagno ampio, elegante, in linea col locale, ma poco profumato e un po’ trascurato. Davvero un peccato“.
Pagella con meringhette
Ambiente 5 meringhe
Esposizione 3 meringhe
Accoglienza 1 meringa
Expertise personale 1 meringa
Qualità degustazione 2 meringhe