La lettura preferita di Marco Failla era il fascicolo 14 di una vecchia enciclopedia della cucina, quello dedicato ai dolci. Siamo a Palermo, a casa di una delle nonne di Marco Failla, entrambe cuoche appassionate con una grande voglia di sperimentare che è finita dritta nel DNA del nipote. Così come quella per la fotografia, ereditata dal papà. Insomma, è nelle stanze tra le quali Marco ha trascorso l’infanzia che va ricercata l’origine del professionista che è oggi, a 37 anni. Un pasticciere specializzato nel wedding, uno storyteller, un creatore di contenuti social e, non ultimo, un medico. “Nella pasticceria sono un autodidatta. Ho sempre cucinato per amici e parenti, quando a qualcuno veniva voglia di dolce ero sempre pronto a rimboccarmi le maniche”, racconta.
L’INTERVISTA
Quando hai iniziato a condividere le tue creazioni sui social?
È stato sette anni fa, quando ho realizzato la mia prima torta per il compleanno di un’amica, e da quel momento con il passa parola ho iniziato a ricevere ordini da tutta Palermo. Un lavoro che facevo principalmente per pagarmi gli studi, il sogno era quello di laurearmi in medicina.
Sogno che si è avverato: oggi come concili le due professioni?
Portandole avanti entrambi. Ho capito che voglio essere un medico pasticciere. Al momento mi sono abilitato e ho fatto le classiche guardie, ma dall’anno eserciterò in maniera più regolare e questo mi permetterò di fare un salto di qualità anche nel lavoro di pasticciere concentrandomi sull’aspetto artigianale.
Al momento non hai un tuo laboratorio?
No, mi appoggio a un laboratorio di Palermo e uno sul lago di Como, dove vivo. Nel 2020 avevo tutte le carte pronte per aprire il mio, e la cosa mi spiazzava un po’. Era la mia strada ma sapevo che percorrerla mi avrebbe costretto a lasciare gli studi. In questo senso il Covid mi ha dato una grande opportunità: dovendo fermare il progetto del laboratorio ho avuto non solo il tempo per laurearmi ma anche quello di capire in che direzione volevo andare con la pasticceria e alzare il livello. Dal prossimo anno avrò meno tempo da dedicare al wedding e quindi potrò concentrarmi su pochi progetti ma seguirli con un approccio ancora più haute couture e personalizzato.
Quanto metti della tua formazione medica nelle tue torte?
Molto, tutto. Ma oltre la scelta degli ingredienti e delle preparazioni, proprio nel rapporto con gli sposi, nel bisogno di parlare con loro direttamente, confrontarmi e capire quali sono i loro bisogni e desideri. È una sorta di anamnesi, e mi permette di personalizzare al massimo la proposta e crearci attorno uno storytelling unico.
Chi sono e come ti contattano i tuoi clienti?
Solitamente stranieri che scelgono l’Italia non solo come cornice del loro matrimonio, ma per viverne la vera essenza. E per farlo sono aperti a lasciarsi accompagnare dalle suggestioni che creo per loro. Molti di loro mi contattano proprio attraverso i social.
Parliamo principalmente di Instagram?
Sì, ho anche un profilo Tik Tok che ogni tanto apro per provare a costruirlo ma ci rinuncio subito, e uno Facebook che mi serve solo per ripostare da Instagram. È quella la mia dimensione, principalmente per via delle foto che spesso sono scattate da me.
Hai una formazione in food photography?
No, anche in questo caso sono auto didatta. Ho accolto dopo anni l’eredità di mio padre, e oggi sto sperimentando anche qualche scatto in pellicola con la sua vecchia macchina. Ho sempre puntato moltissimo sulla qualità delle foto, fin dagli inizi, cercando sempre di mantenere sui social un livello estetico più alto e curato rispetto a quello dei pasticcieri amatoriali.
Segui da solo i social o ti appoggi a un’agenzia?
Ho sempre fatto tutto da solo. Rispondo anche ai messaggi magari molto lentamente, in ritardo, rischiando anche di fare la parte dello snob, ma gestendo tutto io è impossibile essere sempre presenti. Nonostante questo, non ho mai pensato di affidare i social a un’agenzia. Altre parti dell’attività sì, come l’ufficio stampa, ma non la mia comunicazione diretta perché ho paura che si perda la mia voce, che è una parte fondamentale del mio lavoro. Preferisco postare con meno regolarità ma essere più autentico.
Quindi non segui con rigore le regole del social media marketing?
No, non ci riesco e non voglio sacrificare una certa estetica che ho chiara in mente alla logica dei post regolari o degli orari. Io voglio che il mio feed sia una sorta di moodboard, una bacheca ispirazionale esteticamente coerente.
Quindi posti poca vita privata?
Mi sono interrogato molto su questo aspetto, soprattutto in vista del prossimo anno, quando come dicevo ho in programma di seguire meno eventi e quindi potenzialmente postare meno foto. Non voglio però che si perda il racconto che ho iniziato, e il dialogo con i miei follower, quindi probabilmente condividerò qualcosa in più del mio quotidiano. Anche perché, se guardiamo ai numeri, il contenuto che ha avuto maggiori visualizzazioni non è quello della torta di Chiara e Fedez, ma una foto di me con la mia corona d’alloro per la laurea. Ho ricevuto anche tantissimi messaggi di persone che condividevano il mio percorso, che non sapevano mi stessi anche laureando e hanno trovato in questo traguardo raggiunto il coraggio di provarci anche loro. Io francamente non mi aspettavo niente del genere, non pensavo che le persone mi seguissero per altro che non fossero i fiori di zucchero delle mie torte!
Ispirazioni eclettiche
Sono oltre 48 mila i follower che animano la community Instagram di Marco Failla e che lo seguono da tutto il mondo. Il suo profilo è una vera gioia per gli occhi con la sua estetica raffinatissima, capace di coniugare design contemporaneo e atmosfere retrò, la stessa che caratterizza anche le sue creazioni.
Da dove trai ispirazione per il tuo lavoro?
Non seguo food influencer e non replicherei quel modello perché non è nelle mie corde. Piuttosto seguo molti fotografi o profili dedicati al viaggio, che hanno un’estetica molto precisa, quasi iconica. Un esperto di comunicazione mi ha detto un giorno che sarebbe stato utile avere un secondo profilo per seguire solo persone che non siano nel tuo stesso settore creativo o merceologico, e io faccio proprio così. Ho un vecchio profilo personale quasi vuoto con il quale vado a caccia di ispirazioni, e con il quale non seguo nemmeno altri pasticcieri, perché non voglio rischiare di riproporre, anche senza accorgermene, qualcosa di visto altrove. In generale nutro la mia creatività con la fotografia, le vecchie riviste vintage di cucina o di moda e tutto ciò che riguarda l’interior design.