Fabrizio Fiorani è un pasticciere certo, ma con lo spirito e l’eclettismo dell’artista. Caratteristiche che si ritrovano anche scorrendo il suo profilo Instagram: una splendida carrellata delle sue creazioni immortalate da fotografi professionisti, seguita da 45mila persone.
Creazioni nate dalla sua maestria che prima di portarlo a diventare uno fra i pastry influencer più seguiti ha fatto associare il suo nome a quelli degli chef più importanti del panorama italiano.
Dal 2019, infatti, si occupa della pasticceria del ristorante Duomo di Ciccio Sultano.
“Il nostro – ribadisce Fabrizio – è una partnership professionale, certo, ma principalmente è un rapporto tra uomini. Una cosa straordinaria, almeno in Italia. Non ci permettiamo mai di dire “il pasticciere di” o “lo chef di”, noi siamo Fabrizio Fiorani e Ciccio Sultano”.
INTERVISTA A FABRIZIO FIORANI
Qual è il segreto del tuo successo?
Quest’anno compio 36 anni e ho capito una cosa che qualcuno non capirà mai: che la squadra è più importante di me. Partendo dal presupposto che il cliente che paga lo stipendio a tutti noi è la parte che devo proteggere, io lo faccio mettendo una grande squadra nei posti dove ci sono la mia faccia e la mia testa. E con i miei ragazzi mi ritrovo a fare la mamma, il papà, il figlio, l’amico, lo chef a seconda delle situazioni: è tutta una questione di rapporti umani.
A proposito di social, del concetto di Pasticceria Italiana Contemporanea fa parte anche il raccontarsi?
Certo, è fondamentale. In Italia siamo cresciuti con l’idea che il piatto della nonna è più buono, ma è più buono perché c’è la nonna. Questo è vero soprattutto quando si parla di dolci, e ce ne stiamo accorgendo in questo periodo: i dolci non si mangiano per fame ma per voglia, e quindi non posso toccare solo la pancia devo toccare l’anima, il cuore. Riprendendo Oscar Wilde, non c’è niente di più importante del superfluo.