Quella del food in Italia è un’imprenditoria familiare, dove i membri del CdA e il CEO sono per la maggior parte componenti della famiglia stessa. A guidare queste aziende è ancora, nel 65,5% dei casi, la prima generazione della famiglia fondatrice. Questo comporta la presenza di una notevole quota di amministratori over 75. Una governance di età avanzata dunque (la media è 60 anni), e tutta al maschile, con una percentuale di donne al comando ancora irrisoria. È questo il panorama che emerge dall’analisi del Food Industry Monitor (FIM), Osservatorio sul settore food realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo in collaborazione con Ceresio Investors. Oltre a definire i trend del mondo del food in Italia, l’Osservatorio ha infatti dedicato un focus alle aziende familiari, alla loro organizzazione interna e relative performance.
CDA E CEO, PREVALE IL MODELLO FAMILIARE
I risultati dell’Osservatorio mostrano come il 78% delle aziende del food italiane analizzate sia controllato da una o più famiglie. Di queste, l’86% ha un Consiglio d’Amministrazione interamente composto da membri della famiglia. Un dato che raggiunge il 90% quando si parla di aziende operanti nei comparti di farina, olio, conserve e pasta. Solo nell’11% dei casi il CdA comprende sia membri esterni che interni alla famiglia. A emergere in questo caso i comparti dei dolci e del latte, che vantano CdA dalla composizione mista rispettivamente nel 33,3% e nel 22% dei casi. A guidare la classifica delle aziende guidate da CdA totalmente esterni alla famiglia sono invece vino (7,8%) e birra (18,2%). Per quanto riguarda la figura del CEO, invece, nelle aziende dell’agroalimentare italiano ricopre questo ruolo un manager esterno alla famiglia solo nell’8% dei casi.
LA COMBINAZIONE VINCENTE
Poste queste premesse, un dato emerso dall’Osservatorio è la tendenza delle aziende con CEO famigliare ad avere una redditività del capitale investito più elevato di quelle con CEO indipendente. Queste ultime però crescono di più. “È un dato interessante, per quanto tipico. La letteratura ci mostra come il manager esterno vuole la crescita, il padrone la redditività”. Ecco quanto commenta Carmine Garzia, responsabile scientifico dell’Osservatorio. La ricerca ha poi analizzato la combinazione tra CEO e CdA a livello di performance in termini di redditività. Lo studio ha rilevato che la combinazione vincente è quella tra CEO esterno e CdA misto. Un modello i cui benefici però non sono sempre chiari alle aziende italiane del settore food, che infatti vi aderiscono solo per l’11%. Questo approccio rappresenta un forte freno allo sviluppo delle aziende stesse.