La commissione nazionale per l’Unesco ha bocciato la candidatura del “caffè italiano espresso tra cultura, rituali, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli”. Ad annunciarlo è stato proprio l’Unesco sul proprio sito. Precisando che, nonostante l’esito della votazione, il dossier della candidatura del caffè espresso è stato molto apprezzato dai membri del direttivo.
È stato un lavoro lungo e certosino, fatto di riunioni e mediazioni. Ma alla fine le parti si sono unificate e “il rito del caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli” era stato candidato a divenire patrimonio immateriale dell’Unesco. Non senza polemiche. Dopo un lungo dibattito, è stato consegnato un unico dossier che racchiude tradizioni e culture diverse. Il nostro Paese aveva individuato undici città emblematiche per il caffè. Ovvero: Torino, Milano, Venezia, Bologna, Roma, Napoli, Trieste, Lecce, Pescara, Palermo e Modica. Queste hanno sottoscritto la Carta dei Valori del Rito dell’Espresso italiano con i valori degni di essere condivisi con l’intera umanità. Una sintesi arrivata dopo un iter complicato che aveva creato alcuni imbarazzi, come la presentazione di due candidature e il respingimento di entrambe.
Ma si sono superati i dissidi iniziali tra il Consorzio di Tutela del Caffè Espresso italiano tradizionale e la Regione Campania. Questa rivendicava un ruolo e un fascicolo a parte sull’espresso partenopeo. L’origine storica del caffè, infatti, si colloca nel Nord Est dell’Italia. Infatti è stato questo il luogo di arrivo dei primi sacchi di caffè dopo l’assedio di Vienna da parte dei turchi. A Napoli, sicuramente, il merito di aver trasformato questa bevanda in un rito simbolo della cultura popolare.