Molti chef si ispirano all’arte contemporanea, altri scelgono vere e proprie opere d’arte per portare in tavola le loro creazioni
PIATTO D’ARTISTA
“Piatto d’artista” è un’espressione che può indicare una preparazione talmente raffinata e originale da essere considerata un’opera d’arte, Oppure può definire un autentico piatto in ceramica decorato da un artista che di solito usa altri medium per esprimersi. A questa seconda definizione appartengono alcuni lavori di Vanni Cuoghi, un pittore strettamente legato alla figura, che utilizza supporti differenti per dipingere e disegnare. Cuoghi non disdegna affatto gli sconfinamenti «tra discipline diverse, il cui dialogo crea nuove germinazioni», come ci racconta.
IN AMBITO GASTRONOMICO
Tra questi ambiti vi è pure quello gastronomico, tanto che ha realizzato vari progetti destinati a ristoranti e ad aziende alimentari. Per esempio dei packaging per Francesco Sposito della Taverna Estia oppure delle capsule ispirate alla tradizione rinascimentale per le conserve D’Amico. Ma cos’hanno in comune arte e cucina? «Una ricetta è una storia fatta di ricerca dei prodotti, dosaggi, tentativi, evocazioni e l’arte viene praticata, rivelata e fruita con le stesse modalità. Un cuoco e un pittore hanno molte affinità che partono tutte dall’amore per ciò che si sta facendo», risponde l’artista. L’interessante connubio è stato protagonista di alcune mostre di Vanni Cuoghi, in particolare De Gustibus, allestita nel 2014 nella Galleria di Nicola Pedana a Caserta, dove gli ingredienti di Sposito sono diventati personaggi delle opere. In questi lavori, come in quelli più “canonici” tra cui dipinti, disegni, diorami di Cuoghi, è sempre presente un’atmosfera fiabesca e giocosa che ci riporta all’infanzia. Favole dipinte in chiave contemporanea – e in piccolo, quasi come miniature – con i personaggi decontestualizzati e chiamati a recitare una nuova parte nell’articolato e mai banale discorso dell’artista. La narrazione è il cuore pulsante delle immagini e si traduce in un’arte apparentemente spensierata. Ma a ben vedere reca in sé antichi simboli, riferimenti aulici e richiami al mito e alla storia dell’arte. E anche una certa dose di inquietudine, fino a sconfinare talvolta in un coloratissimo horror.
I SERVIZI PER OLDANI
Particolarmente significative sono le collezioni di piatti, l’ultima delle quali realizzata per servire i dessert di Davide Oldani, chef con cui Vanni Cuoghi intrattiene un rapporto amicizia e di collaborazione creativa. I piatti mascherati si basano sulle quattro stagioni e hanno per protagonisti Pulcinella, Colombina, Arlecchino e Pantalone. Ognuno recita una scena. Colombina «è in topless, pur restando rigorosamente coperta. L’Estate è la seduzione, è abbondanza, è gioco, è gioia di vivere». In Autunno «Pantalone ha la borsa bucata e perde le monete d’oro, ma alla fine le ritrova. Nel circolo della vita ritrovi ciò che credevi di aver perso per sempre». I precedenti 12 piatti, dipinti con smalto blu nel 2011 nella bottega Gatti di Faenza, raccontano invece vendette o rivincite di personaggi storici o leggendari e per la mostra Vendetta: un piatto che si gusta freddo Oldani ha realizzato al centro di ciascun piatto un intervento con ingredienti riconducibili alla storia illustrata sul bordo. Ristoratori e pasticceri possono quindi avvicinarsi all’arte non solo con le loro creazioni originali, ma scegliendo per la mise en place opere di pittori che sentono affini, in modo da poter creare un filo rosso tra diverse discipline e offrire al cliente un’esperienza sorprendente, che risponde a un fondamentale bisogno di bellezza insito in ciascuno di noi.