“Non saprei dire il momento esatto in cui mi sono innamorata della cucina e della pasticceria. È sempre stata parte di me, fin da bambina quando nell’azienda agricola di famiglia osservavo estasiata la trasformazione del latte in ricotta e poi in cassata e quello che rimaneva trovava nuova vita in preparazioni straordinariamente deliziose. Noi bambini guardavamo questo lavoro fatto sulla materia prima e, anche se con la leggerezza del gioco, abbiamo capito fin da subito l’importanza del mangiare sano, della bontà della materia prima e dell’importanza di trattarla e lavorarla con rispetto e cura.
Con il cuore che batteva per la cucina, ho seguito un percorso di studi che mi ha portata lontana dai fornelli. Alle superiori ho scelto di diplomarmi in ragioneria e come sviluppo naturale degli studi mi sono laureata in Economia. Il primo lavoro è stata in un’Agenzia di Teatro. Quella è stata la chiave di volta. Era il 2002 e accanto all’ufficio c’era un ristorante. Un giorno chiesi se potevo lavorare lì nel tempo libero e tutto è cambiato. Ho capito cosa volevo veramente “fare da grande” e ho iniziato un percorso di crescita professionale che mi continua ad arricchire ogni giorno. Lavorando in cucina ho imparato a ricercare la migliore materia prima e a ottenerne il meglio.
Ho capito presto che dovevo cambiare strada. Sono stata fortunata e tenace: ho lasciato l’ufficio e mi sono definitivamente infilata la casacca da chef. Sono rimasta in quel ristorante fino al 2006, nel frattempo ho seguito corsi di perfezionamento in ristorazione e pasticceria. Sono stati anni di studio forsennato durante i quali ho incontrato lui: il mio papà di lievito: Rolando Morandin. Sotto la sua guida sono stata letteralmente folgorata dall’alchimia del lievito madre e ho cominciato a studiarne le potenzialità.
Nel 2006 ho scelto di cambiare di nuovo vita e lanciarmi in un nuovo progetto. Dopo un anno di preparazione e di studio ho aperto Dolciarte. In laboratorio vivo, creo, studio. In laboratorio sono nati i miei figli che giocano tra farina e fruste. Mi piace coccolare i miei clienti e ho la fortuna di avere un team appassionato come me di questo lavoro”.
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#DolceIcona – “Sottobosco”
Il primo amore non si scorda mai. Per Carmen Vecchione “Sottobosco” è un po’ come il suo primo amore. «È stato il primo dessert che ho preparato completamente da sola, me lo porto nel cuore dal 2003». Un biscuit con pasta di mandorle nella montata al posto dello zucchero, frutti di bosco, cremoso di cioccolato al latte, mousse di cioccolato bianco con infusione di frutti di bosco essiccati, il tutto chiuso con una glassa al lampone. «Nato come un dolce al piatto, ora a Dolciarte lo propongo come mignon, monoporzione, torta. Sono convinta che alla bontà non ci sia limite».
Inviaci anche tu la tua storia e quella del tuo Dolce icona.