Nel cuore di Chieri, Marco Avidano è considerato tra i migliori produttori di gianduiotti, ma il suo grande amore sono i lievitati che realizza con un lievito madre di 80 anni, donatogli 22 anni fa dal suo maestro e amico Giovanni Garino
«Cosa ci vuole per diventare un pasticcere? Umiltà, passione e la capacità di osservare. Un maestro può insegnarti tutto quello che può e sa, ma se non ascolti, osservi e “rubi” ogni gesto, non potrai mai imparare veramente questo mestiere». Marco Avidano, che questo lavoro lo ha imparato da ragazzo e continua a impararlo ogni giorno che entra in laboratorio, ha le idee molto chiare: pasticceri si diventa se si è in grado di andare oltre le ricette e le macchine e ci si mette tutti se stessi in ciò che si fa. Lui, nel locale di Chieri che porta il suo nome, ci ha messo il cuore. «È la mano che fa la differenza in pasticceria – racconta – per questo investo molto tempo nello studio, nel perfezionamento personale, nella crescita dei miei collaboratori. Una pasticceria non è solo un locale, è una squadra, e io senza la mia squadra non andrei da nessuna parte».
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Da questo affiatamento – e dalla creatività di Marco – nascono le eccellenze artigiane che dal 1996 sono il cuore della pasticceria Avidano: lievitati per le feste e non solo, 20 tipi di brioche – tutte realizzate con il lievito madre di 80 anni donatogli 22 anni fa da Giovanni Garino – la gelateria, la cioccolateria fiore all’occhiello di Marco e tanto altro.
«Ho un banco poco piemontese – aggiunge – e più indirizzato alla pasticceria alla crema. Sono molto attento nella scelta della materia prima, seleziono scrupolosamente ogni singolo ingrediente testandolo su diverse preparazioni. Sono molto esigente soprattutto sulle farine per cui pretendo qualità altissima. Per i miei lievitati voglio il meglio».
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