Tre grandi firme della pasticceria italiana, Massari, Rinaldini e Servida, in vetrina da quest’anno, nella stessa città. Ecco come ognuno ha impostato il proprio format nella metropoli, tutti accomunati dalla volontà di offrire “dolci emozioni”
Massari, Rinaldini e Servida, in rigoroso ordine alfabetico, sono i tre mostri sacri della pasticceria italiana che hanno scelto la capitale della moda, Milano, per aprire, a distanza di poche settimane l’uno dall’altro, un punto vendita capace di andare incontro alle richieste dell’immenso bacino di utenza della città più cosmopolita d’Italia. Abbiamo voluto presentarveli nello stesso servizio per analizzare e confrontare i loro format, le idee che stanno alla base e i progetti di sviluppo.
Per Rinaldini si tratta del seme di un ambiziosissimo progetto, che vuole conquistare il mondo in 5 anni con l’apertura di 30 punti vendita. Il maestro Massari sembra voler lasciare quanto di meglio abbia fatto nella sua vita ai due figli, Nicola e Debora. E formare le nuove generazioni: quindi fari puntati sull’Academy che, però, aprirà a Brescia nel 2020. Servida, il volto giovane e rocker della pasticceria in tv, non poteva mancare nel cuore della sua città, con uno stile informale, giovane e fresco.
Personalmente, dal maestro dei maestri non mancherei l’appuntamento natalizio con il panettone della tradizione milanese, mi tufferei da Rinaldini per gustare le sue originali e iconiche proposte di pasticceria, ma anche il suo gelato da trofeo mondiale e le specialità artigianali romagnole. Punterei diritto su Servida per una sosta urbana, dalla pausa pranzo all’aperitivo. Ognuno con il suo stile, con la sua personalità. Ognuno dotato del coraggio di investire sempre e ancora.
Nella propria vita e nella propria professione, perché, come dice Massari «la vita è fatta di esperienze continue, da vivere, che siano negative o positive. Non riesco a pensare di morire in un letto – continua il maestro – preferisco farlo in piedi, con le mani nello zucchero. Sento di essere ancora tanto propositivo e mi gratifica vedere il riscontro del pubblico, che mangia quello che faccio, perché gli piace».
«Vendiamo emozioni – dichiara Rinaldini – esperienze che iniziano quando un cliente si lascia conquistare dalle nostre vetrine e s’innamora in fase di degustazione. Ma dobbiamo essere noi per primi convinti di proporre ciò che di meglio si può trovare sul mercato». Se dal confronto dei tre emergono profonde differenze, questa fiamma viva è ciò che li accomuna: ciò che fa sentire ognuno di loro 100% artigiani e, al contempo, imprenditori.
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