Frutta, ortaggi e fiori sono alcuni degli elementi scelti da Arcimboldo per dipingere le sue “teste composte”: un modo diverso, originalissimo, di affrontare il ritratto nel pieno Cinquecento, ma anche una preziosa fonte di ispirazione per gli chef che vogliano usare i vegetali con creatività
Lontano dall’arte classicheggiante – nonostante la formazione avvenuta a Milano nell’ambito di Leonardo da Vinci –, amato dalle corti asburgiche di Vienna e Praga, dove fu al servizio degli imperatori Massimiliano II e Rodolfo II, Giuseppe Arcimboldi (Milano, 1526-1593) – più noto come Arcimboldo – è universalmente considerato un protagonista del Manierismo internazionale, come ha dimostrato un’importante mostra allestita nei mesi scorsi a Palazzo Barberini di Roma, curata da Sylvia Ferino-Pagden e organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica e da Mondo MostreSkira.
Ancora oggi, a più di 500 anni di distanza, i ritratti e le allegorie di Arcimboldo provocano stupore e meraviglia per la capacità di creare, da un insieme di elementi del mondo vegetale o animale, tutti identificabili e resi con precisione scientifica, delle figure che appaiono come teste umane perfettamente riconoscibili. Un’arte giocosa, probabilmente derivata dalla tradizione delle caricature a cui anche Leonardo spesso si dedicava, che ebbe subito un grande successo e che presso la corte di Rodolfo II a Praga si sposò con l’amore dell’imperatore per l’alchimia, la magia, la raccolta di oggetti strani per la sua Wunderkammer.
Ma in tempi più vicini a noi i dipinti di Arcimboldo sono stati considerati antesignani del Dadaismo e del Surrealismo per merito della loro libertà inventiva, della capacità di stravolgere il senso comune della figura, dell’ironia che trapela da ogni quadro.
Ai pasticceri, l’osservazione di tele quali le numerose serie dedicate alle stagioni, o ancora l’Ortolano/Priapo e il Cuoco/Piatto d’arrosto, offrono spunti interessanti sia nella direzione di una composizione divertente e sorprendente di frutti e fiori da usare per creare torte o allestimenti dall’impatto estremamente scenografico, sia per la riscoperta di frutti e ortaggi antichi – in nome di quel modernissimo trend che valorizza la biodiversità – diffusi nei secoli passati sui banchi dei mercati e sulle tavole degli imperatori.
di Marta Santacatterina