È il giapponese Kazutoshi Narita, dell’Esquisse di Tokyo, che la classifica Asia’s 50 Best Restaurants ha riconosciuto come miglior Pastry Chef dell’Asia per il 2017
Dietro ad ogni grande ristorante c’è sempre un grande pasticcere: per quanto lo Chef e i suoi piatti siano strepitosi, è il dessert che firma l’accordo finale con il palato e determina il successo di tutto il resto del menù.
All’Esquisse, eccellente ristorante nel cuore di Tokyo, è Kazutoshi Narita, recentemente eletto miglior Pastry Chef d’Asia 2017 dalla classifica Asia’s 50 Best Restaurants, che detiene l’onore di creare i dolci e chiudere mirabilmente il menù.
A soli 49 anni, Narita vanta già un curriculum invidiabile, avendo lavorato nell’avanguardistica cucina parigina di Chef Tateru Yoshino a Stella Maris e anche sotto la guida del Maestro Pasticcere Pierre Hermé. A seguito dell’esperienza francese Kazutoshi lavora per un periodo all’Enoteca Pinchiorri di Firenze, per poi decidere di tornare in Giappone nel 2001, dove comunque continua a collaborare sia con Yoshino che con Hermé.
A dare la spinta decisiva alla sua carriera però, è stata la collaborazione con il famoso Chef francese Joël Robuchon, prima nel tre stelle Michelin di Tokyo Chateau Restaurant e successivamente a New York e Taiwan. Dal suo inizio all’Esquisse nel 2012, Narita è stato un membro chiave del team di cucina al fianco dello Chef Lionel Beccat.
Dal 2016 il Pasty Chef originario di Aomori, nel Nord del Giappone, gestisce l’Esquisse Cinq: una sua boutique dedicata completamente ai dessert, che propone una vastissima gamma di elaborati e sfiziosi dolci, da consumare o sul posto o take away.
Qui Narita ha anche lanciato una sua linea di cioccolatini di vari gusti, tra i quali spiccano lavanda con bergamotto e liquore all’arancia, cachi con yuzu e una versione leggermente alcolica a base di sake.
Dallo scorso settembre al miglior Pastry Chef d’Asia spetta anche il compito di supervisionare il reparto di pasticceria dell’Argile, il nuovo secondo ristorante dell’Esquisse, dove sembra che la sua tarte tatin destrutturata sia già diventata una firma.
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Di Marianna Zarini