Al Salon du Chocolat grandi nomi che puntano sempre più sulle materie prime per rinnovare la propria immagine: è la tendenza emersa dall’edizione 2017 dell’evento milanese
C’è un’attenzione tutta nuova all’origine della materia prima, alla sua provenienza e unicità, nel mondo del cioccolato. Un’attenzione che non coinvolge solo i piccoli produttori artigianali ma anche alcune storiche grandi aziende. È questa una delle tendenze emerse dall’edizione appena conclusasi del Salon du Chocolat di Milano. “Non parliamo solo di realtà come Domori o Amedei che da anni puntano su questo aspetto – ci spiega Gilberto Mora di Compagnia del Cioccolato – Tra i nomi di chi sta prestando sempre più attenzione all’intera filiera produttiva, ci sono ad esempio Majani con il Choronì, e Venchi, in particolare con un eccellente Venezuela”. Non per nulla le due aziende sono arrivate tra le finaliste in gara per la Tavoletta d’Oro nella categoria “cioccolato d’origine” rispettivamente con il Choronì 80% e il Venezuela 85%, che si sono aggiudicati entrambi il riconoscimento di “Cioccolati d’eccellenza” (la Tavoletta d’Oro è invece andata a Domori Ocumare 77 al 70%).
Un premio che per Venchi si è andato ad aggiungere a quello ricevuto per il ruolo svolto nella “diffusione della cultura del cioccolato italiano nel mondo”. Un obiettivo perseguito con grande consapevolezza dall’azienda, come ci racconta Giovanni Battista Mantelli: “Venchi stia puntando sempre di più sull’anima italiana della sua produzione, non solo scegliendo i grassi nobili del territorio, quindi olio extravergine di oliva e nocciole Piemonte IGP, ma anche selezionando materie prime provenienti dall’estero che in qualche modo rimandino all’Italia, come ad esempio queste seme di criollo bianco, molto raro perché si trova spontaneo in piena foresta amazzonica, che all’assaggio si presenza privo di acidità e rimanda subito all’olio d’oliva, alla pasta di olive”. “Con più di 90 negozi nel mondo – prosegue – è sempre più importante per noi esprimere la nostra identità, la nostra italianità. Perché per portare alto il nome di un marchio che esiste dal 1878, le cose sono due: o se ne conservano le ceneri o se ne rinnova la memoria. E noi così facendo stiamo lavorando proprio per rinnovarne la memoria”.
È facile immagine come lo stesso presupposto valga per Majani, attiva da fine ’700. In questo caso la ricerca è nata dal ritrovamento di un antico taccuino di ricette nel quale si faceva riferimento a una zona di piantagioni ormai praticamente abbandonata, Choronì, in Venezuela. Da questa scoperta è nato un progetto di recupero dei terreni stessi dai quali, lo scorso anno, Majani ha ricavato le prime 2 tonnellate di cacao in esclusiva, che sono oggi alla base della nuova linea monorigine Choronì sul mercato dall’autunno 2016.