La morte di Michele Ferrero ha rattristato tutti. È normale. È antropologico. È il padre non tanto di prodotti, quanto di abitudini e costumi che fanno parte di noi, ci hanno visto e fatto crescere e sono entrati nella nostra quotidianità. Ma quali sono i dolci dell’azienda piemontese che hanno fatto veramente la storia?
Primo di tutti, neanche da dire, la Nutella, di cui vi abbiamo ampiamente parlato qui e sulla quale non ci soffermiamo oltre.
Storiche e intramontabili sono le praline, tutt’ora tra i prodotti più venduti dell’azienda piemontese. Era il 1956 quando venne lanciato Mon Chéri, sia sul mercato italiano che su quello tedesco. Michele Ferrero ebbe un’intuizione, capì che non era necessario vendere scatole di cioccolatini: uno singolo era sufficiente, era come un piccolo ed economico momento di festa. Così confezionò le prime praline Mon Chéri: cioccolato, ciliegia e liquore con una bella confezione scintillante, adatte a riscaldarsi e a rallegrarsi, come una felicità in formato tascabile.
Nello stesso modo pensò gli ovetti Kinder Sorpresa: perché la gioia della sorpresa pasquale doveva essere relegata a un solo giorno in un anno? E via con la produzione dei piccoli ovetti, che con un prezzo più che accessibile e il giusto equilibrio di latte e cacao, diventavano il premio quotidiano per i più piccoli.
Un altro grande successo è rappresentato dai Ferrero Rocher. Nati nel 1982, sono ispirati alla pasticceria mignon e ci sono voluti 4 anni prima che il prodotto venisse lanciato. Michele Ferrero non voleva creare un semplice cioccolatino, ma un prodotto di pasticceria, ricercato ed elegante. Anche la campagna di comunicazione girava infatti intorno al concetto di lusso: chi non si ricorda il languorino della signora con il cappello giallo nello spot storico della pralina?
Anche Pocket Coffee è frutto di un’intuizione geniale. Negli anni ’60 non c’erano ancora i bar negli autogrill, così Ferrero pensò a un prodotto che regalasse energia a chi viaggia e lavora tanto -come i camionisti- che potesse però essere reperibile facilmente. È nata così la pralina al caffè accompagnata dal claim storico “la carica del caffè e l’energia del cioccolato”.
Gli anni ’60 hanno decretato il successo di Nutella. Era diventata la colazione dei bambini, ma presto alle mamme venne una preoccupazione: non farà male tutto questo cioccolato? Nel 1967 arrivò la risposta ai loro problemi, la merenda nutriente ed energetica che conteneva cioccolato, sì, ma anche tanto latte. Così al grido di “più latte, meno cacao” Kinder Cioccolato si impose sul mercato.
Molto più recente (1990) è il successo del Kinder Bueno: in una confezione, due merendine impacchettate singolarmente. Wafer ricoperti di cioccolato al cui interno una crema alla nocciola (nutella?) avvolge croccanti nocciole piemontesi. Ma perché due merendine? Una non basta? No, o meglio, sì, ma perché non averne una di scorta? Così i due wafer sono imbustati separatamente, uno per adesso e uno per dopo, pensati da Michele Ferrero per i golosi e per le mamme: perché il bambino mangia una barretta, ma la seconda rimane lì nella sua confezione, evitando macchie di cioccolato sulle magliette e conseguenti prematuri lavaggi in lavatrice.
Ma Ferrero non è soltanto cioccolato e nocciole, ci sono anche le mentine: le tic tac esistono dal 1969 e in pochi sanno che la produzione si divide tra Italia e Irlanda. Il nome è onomatopeico e deriva dal rumore delle caramelline all’interno della confezione di plastica.
Un altro prodotto irrinunciabile ed esportato in tutto il mondo è Estathè. Nato nel 1972 al gusto limone, andava in controtendenza rispetto alle bibite gassate che popolavano il mercato. Estathè è il diretto, giovane e informale successore della classica tazza di te: freddo, senza bustina e si beve con la cannuccia.
La storia di Ferrero in 9 successi
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