Tutti amano i biscotti, tanto che spesso è difficile dichiarare il preferito. Eppure c’è chi, come la rivista “Usa Today”, ha tentato di stilare l’hit parade dei migliori biscotti proposti in tutto il mondo. Non conosciamo i criteri adottati, ma certo l’impresa è sicuramente proibitiva e discutibile. Per dare una parvenza di veridicità il giornale gioca la carta storica, ricordando che il primo biscotto sarebbe stato prodotto nel VII secolo in Persia. Sarebbe stato il frutto insperato di un esperimento per testare la temperatura di un forno. Il fornaio persiano, assaggiando il tester, si sarebbe accorto della sua bontà e avrebbe, involontariamente, dato vita alla millenaria storia dei biscotti. Ma vediamo più da vicino la classifica.
Secondo Usa Today gli statunitensi impazziscono per i cookies – biscotti con uvetta, cioccolato o mandorle – mentre gli italiani vanno pazzi per i cantuccini.
Sul responso relativo all’Italia abbiamo qualche dubbio. Che cosa dire del savoiardo di Fonni, della tegolina valdostana, dei nocciolini di Chivasso, degli amaretti di Saronno, delle offelle di Parona, dei taralli dolci pugliesi, dei baci di Alassio, dei torcetti di Biella, dei ricciarelli di Siena?
E la lista potrebbe continuare con numerose altre proposte.
Al di là della polemica patriottica, vediamo alcune altre segnalazioni del quotidiano statunitense. In Australia vince l’Anzac, acronimo di Australian and New Zeland Army Corp, un biscotto inviato ai soldati in guerra.
In Nuova Zelanda è amato l’Afghan Biscuit, un dolce che ricorda le truppe cammellate afgane ottocentesche. Per la Grecia sono segnalati i pasquali Koulourakia, per il Brasile i Tareco, per le Filippine i Puto Seco, per la Svezia i natalizi Pepparkakor, per la Spagna i Pannelet, per la Francia i macaron, per l’Austria i Vanillekipferl e per il Messico i Coyota.
È una hit parade che fa sorridere: gli americani hanno sempre sofferto per la loro mancanza di storia rispetto a quella accumulata dalle antiche civiltà europee, asiatiche o africane, nello stesso modo, nella loro ricostruzione storica dolciaria denunciano tutta la loro ignoranza e superficialità.
Riprovateci!