Il cliente ha sempre ragione, questo si sa. Talvolta, tuttavia, persino i più distinti ristoratori finiscono per perdere le staffe. È successo a un anonimo newyorchese che, qualche mese fa, è intervenuto con un post sul noto portale Craiglists, denunciando il poco piacevole costume della sua clientela di rallentare oltremodo i tempi del servizio, a causa di quei benedetti (irrinunciabili) smartphone. Si perde tempo a digitare messaggi, scattare foto ai succulenti manicaretti, immortalare il convivio con un selfie, pubblicare gli scatti sui social. Risultato: i tempi di attesa si allungano, per tutti.
Alla base della rimostranza del gestore di Manhattan, un’analisi lucida della permanenza media della clientela a tavola che, a distanza di dieci anni (dal 2004 al 2014), è lievitata di ben cinquanta minuti, passando da un’ora e cinque a un’ora e cinquantacinque. Esaminando estratti dei video della sorveglianza, per comprendere le ragioni dell’evidente allungamento dei tempi – nonostante l’aumento del personale e la riduzione delle voci del menu – si è potuto osservare come le persone trascorrano minuti a capo chino sugli schermi, allungando i tempi dell’ordinazione, informandosi sulla presenza del wifi, collegandosi e condividendo la permanenza a tavola con il resto della rete.
Fantascienza a stelle e strisce? Tutt’altro. Anche nel belpaese, culla del mangiar bene, si banchetta male. Una postilla 2.0 al galateo non guasterebbe, insomma, perché la mania di fotografare qualsiasi pietanza ci transiti sotto il naso è ormai un “male” comune a molti, per non parlare dell’abitudine di affiancare il telefonino alle posate, sulla tovaglia, dando così presenza fisica a quel mondo virtuale che vorremo ospitare al nostro desco. Dai tempi di “Aggiungi un posto a tavola” le cose sono cambiate, perché senza nemmeno spostare un po’ la seggiola qui si arriva a voler condividere il pranzo o la cena con migliaia di “amici” digitali, perdendo di vista coloro che abbiamo di fronte, e poi, inevitabilmente, rallentando i ritmi di chi, al ristorante, ci lavora. Sforzarsi di lasciare il cellulare in tasca, talvolta, può essere la soluzione ideale per il commensale che ambisce a rispettare l’etichetta. Così, non si sarà stuzzicati dall’irrefrenabile tentazione di controllare le mail. O di “instagrammare” un antipasto.
Invito a cena con…smartphone
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