Cari albergatori,
questa lettera è un appello, un’occasione per mettere insieme qualche spunto su cui riflettere insieme per arrivare alla formulazione di una proposta di legge da presentare al premier Renzi e al governo. Io viaggio, raccolgo opinioni e poi lavoro con le parole per rendere evidente la realtà. Cerco di costringere il lettore a guardare in faccia la realtà. E allora vi dico che il Belpaese non è più la meta turistica più ricercata e amata. La crisi del turismo italiano è strutturale. Se fino ad oggi la politica turistica si è basata sullo spontaneismo e sull’illusione che la bellezza dell’Italia potesse bastare, oggi se non consideriamo il turismo come un’industria strategica per l’economia italiana, conosceremo un declino inevitabile. Per ripartire economicamente, dobbiamo riscoprire un’identità perduta e per poterlo fare dobbiamo dire la verità: la stagione turistica non può più essere stagionale. Altra verità scomoda: in molte parti di Italia c’è un sistema alberghiero che fa piangere e che non è in grado di valorizzare il territorio. Il piccolo albergatore spesso non ha una cultura imprenditoriale, lo Stato, a sua volta, non ha costruito un progetto nazionale. Come ci si può stupire se ogni anno i dati relativi ai flussi turistici registrano un segno negativo? O continuiamo a piangerci addosso o cambiamo atteggiamento. Noi dobbiamo, in fretta, costruire i presupposti per un turismo sul tempo lungo, non solo vacanziero e stagionale. Abbiamo ignorato le potenzialità del turismo culturale, enogastronomico, di quel turismo che ama i paesaggi tutelati e da scoprire. Non siamo più negli anni 60, quando vinceva la politica del turismo di massa. Quell’epoca è morta e, se cerchiamo di renderla ancora attuale, rischiamo di cadere nella perdente politica della rincorsa al prezzo più basso a scapito della qualità dell’offerta. Il compito della politica è quello di costruire una visione, portando avanti iniziative di promozione e di comunicazione. Gli imprenditori e i politici devono giocare la stessa partita: l’albergatore deve collocare la propria attività in una dimensione di sistema, il pubblico deve contribuire a facilitare e a costruire una strategia organizzativa-economica in nome di un’alta qualità di servizi offerti. Si tratta di sviluppare una politica territoriale, ricca di offerte che coinvolgano, oltre agli albergatori, operatori culturali e artigiani, per evitare uno sperimentalismo esasperato con la ricerca a tutti i costi dell’inedito, che talvolta si trasforma in mostruoso. Che fare? A fronte di un’apertura lunga, all’assunzione di personale a tempo indeterminato, lo Stato conceda la defiscalizzazione per quei periodi che fino ad oggi sono stati considerati “stagione morta”. Solo in questo modo il turismo tornerà ad essere una vera risorsa economica per l’Italia, offrendo quei posti di lavoro tanto promessi ma mai creati.
Dolcesalato si impegna a creare un movimento di opinione per aprire una discussione che possa spingere il Governo ad attuare una politica innovativa capace di dare linfa vitale a un settore che ne ha tanto bisogno. Di Monica Viani