“Prima di rottamare gli altri, dovremmo azzerare la parte peggiore di noi stessi” (Andrea Scanzi – “Non è tempo per noi”)
Inizia un anno nuovo e tutti abbiamo un chiodo fisso: sapere che cosa accadrà, se qualcosa finalmente cambierà. Più che agli oroscopi, alle Sibille Cumane o a riti propiziatori ci dovremmo affidare al buon senso. La situazione economica è critica, ma usciamo dal mito che sia la peggiore crisi conosciuta (fare un ripasso di storia non farebbe male!). Certo è stata lunga, dura, i poveri sono raddoppiati, è stata colpita la classe medio-borghese. La crisi sociale sicuramente non si risolverà nel 2014, ma piccoli segnali di ripresa ci sono. I giovani sono i più colpiti e hanno ragione a protestare: sono stati privati di risorse ambientali, economiche, culturali e morali. Qualcosa gli va dato, almeno come possibilità. Ma attenzione essere giovani di per sé non significa essere migliori o più bravi. Lo si deve dimostrare. Chi ha più esperienza ha il dovere di aiutare chi entra nel mondo del lavoro, senza per questo essere emarginato. La cosa peggiore a cui possiamo assistere è il “genocidio generazionale”. Un paese è civile quando giovani e vecchi collaborano in nome del progresso. Solo la vera solidarietà, la riconciliazione sociale può portare al superamento della crisi. E qui sorge spontanea la domanda, a cui è difficile dare una risposta sincera: che cosa siamo diventati? Perché siamo vittime del male di vivere, incapaci di reagire, egoisti, senza sogni per creare un mondo migliore? Perché da vent’anni un Paese ricco di storia, di cultura, di umanità insegue un insensato Carnevale fatto di lustrini e paillettes? Dopo aver conosciuto artisti che hanno reso grande l’Italia, perché dobbiamo accontentarci di clown, di artisti mediocri, di pessimo gusto televisivo? Perché perdere tempo e occasioni? Noi non vogliamo vedere la realtà, la leggiamo con le categorie proprie del 900, dimenticandoci che siamo nel 2000. E così conosciamo solo il rancore, le frustrazioni e il timore di essere destinati al fallimento. La rabbia non serve, si deve avere il coraggio di cambiare, magari partendo da se stessi. E’ troppo comodo dire: “così fan tutti”, ma se nessuno troverà l’ardire di andare oltre, di osare, nulla cambierà e il fallimento ce lo saremo cercato e meritato. Di Monica Viani