Sergey Brin, fondatore di Google, ha finanziato il primo hamburger sintetico fatto con cellule staminali, senza uccidere alcun animale. Il primo hamburger sintetico pesa 140 grammi ed è stato realizzato prelevando cellule miosatellitari dal collo di un manzo, moltiplicandole in una cottura di siero. L’hamburger ha un colore poco più pallido rispetto a quello tradizionale, sa di carne, ma manca di gusto e di consistenza. Il commento è di chi l’ha assaggiato. Chi sostiene queste sperimentazioni, le giustifica con i seguenti motivi:
1) Impatto ambientale vicino allo zero (ricordiamo che secondo le stime Fao nel 2050 l’umanità raddoppierà il consumo di carne, che gli allevamenti animali consumano il 30% dell’acqua utilizzata nel mondo, che il 70% di mais e di frumento coltivati sono utilizzati come mangime, che il bestiame produce il 39% del metano scaricato nell’atmosfera)
2) Possibilità di affrontare in modo radicale il problema della fame nel mondo
3) Rispetto degli animali.
Per ora , al di là del gusto, ci sono problemi economici: 140 grammi di manzo sintetico costano circa 250 mila euro. Ma ci sono anche dubbi etici, problemi di accettazione culturale. In effetti sembra che all’improvviso la fantascienza si sia trasformata in realtà, senza darci il tempo di costruire le necessarie categorie culturali. Come si può accettare che ci sia il prodotto, ma non chi lo genera? Sembra che la natura sia spazzata via, neppure imitata, semplicemente ignorata. La generazione non conta più nulla. Forse è giunto il momento di una seria riflessione etica, perché è giusto che la scienza vada avanti, ma a patto che porti progressi e non distruzione. Di Monica Viani