L’articolo 1 della Costituzione Italiana ci dice che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Da qualche anno sarebbe più giusto dire sulla “ricerca del lavoro”. Il diritto si è trasformato in disperato desiderio, spesso in utopia, talvolta addirittura in privilegio. Il lavoro non c’è: questa è l’amara verità, soprattutto per i giovani. I dati parlano chiaro: il 38,7% dei giovani è senza impiego (dati Istat gennaio 2013). La media europea è del 23,5%. Tutta colpa della crisi o anche di leggi inefficaci? In effetti la riforma voluta dal ministro Elsa Fornero, in vigore dal 18 luglio 2012, si è rivelata un fallimento, peggiorando la già precaria situazione…..
Un’intera generazione è stata educata a credere che lo studio avrebbe portato come naturale conseguenza l’acquisizione del posto di lavoro desiderato. Così il 20% dei giovani si è laureato. E ora non può che constatare il tradimento: migliaia di curriculum inviate, centinaia di colloqui che non vanno a buon fine. Ci si deve accontentare di finti stage o di contratti a termine sottopagati. Il più delle volte, al termine del contratto, non c’è assunzione, ma sostituzione con un altro giovane disperato. Ai disoccupati si aggiungono 3,3 milioni di precari che vivono con uno stipendio di 836 euro al mese…..
L’Isfol ( Istituto per lo sviluppo della formazione professionale di lavoratori) ha calcolato 400 mila casi di “false” partite Iva su un totale di 8,8 milioni aperte (di cui 6,5 milioni attive). Come mai questo boom di partite Iva? Se si indaga, si scopre che nascondono veri e propri contratti di subordinazione. Vera o finta flessibilità? La riforma Fornero, annunciata in difesa dei precari, nella realtà spesso si ritorce contro i loro interessi. Un report di Unioncamere e del ministero del lavoro attesta che tra gennaio e marzo 2013 sono stati registrati 80 mila dipendenti in meno rispetto al primo trimestre 2012. Sono calate le assunzioni, ma anche i contratti subordinati e autonomi. Come sempre, il Sud soffre più del Nord: per gli under 30 la domanda è precipitata dal 34 al 28%…..
Dal punto di vista delle aziende, il calo delle assunzioni è giustificato, oltre che dalla crisi, dalle restrizioni della legge Fornero per quanto riguarda la flessibilità in entrata senza aver facilitato quella in uscita. I lavoratori ribattono che le nuove norme hanno trasformato la flessibilità in insicurezza. A ben vedere, tutti sono d’accordo: la flexicurity (ovvero sicurezza flessibile) è lontanissima. Siamo in una situazione di stallo: le aziende non assumono perché non sono messe nelle condizioni di farlo, i dipendenti non hanno potere d’acquisto, dal momento che non lavorano o sono sottopagati. La riforma Fornero ha fallito, con i suoi quattro articoli- ciascuno composto da 60-70 commi- ha creato un sovrapporsi di norme che non ha affatto ridotto le forme contrattuali. 27 erano, 27 sono. Per assicurare il diritto al lavoro, bisogna abbattere i costi, aumentare i salari e incentivare le aziende a assumere. Per il momento i giovani vivono di speranze con scarse possibilità di costruirsi un futuro. Non si può dire che un’intera generazione è “choosy”, ovvero schizzinosa. Significa denunciare l’incapacità politica e sociale di formare una generazione in grado di costruire il futuro. Una dichiarazione del genere significa decretare la morte di un intero Paese:senza giovani, nessun futuro……
Di Monica Viani
Leggi l’intera inchiesta sul mumero di maggio di Dolcesalato