Una delle mete preferite dagli stranieri per scoprire l’enogastronomia e la cultura italiana è il territorio che va dal Monferrato alle Langhe. E’ la zona del vino, della nocciola, degli agriturismi, della buona ristorazione e dei paesaggi imperdibili descritti da Fenoglio e da Pavese. Tra l’inizio della primavera e la fine dell’estate le colline si colorano di un verde sgargiante per poi lasciare posto agli splendidi colori dell’autunno.
Langhe e Monferrato sono ben descritte da Cesare Pavese:
Anche tu sei collinae sentiero di sassi
e gioco nei canneti,
e conosci la vigna
che di notte tace.
Tu non dici parole. C’è una terra che tace
e non è terra tua.
C’è un silenzio che dura
sulle piante e sui colli.
Ci son acque e campagne.
Sei un chiuso silenzio
che non cede, sei labbra
e occhi bui. Sei la vigna.
E così i paesaggi vitivinicoli del Monferrato e delle Langhe sono stati candidati a diventare patrimonio mondiale dell’Unesco. Ma facciamoci raccontare il territorio da chi lo conosce bene.
A cena con Michele Chiarlo
Michele Chiarlo, titolare dell’omonima azienda vitivinicola, ci racconta la sua terra, partendo dal suo lavoro: «Noi lavoriamo con la ristorazione e le enoteche, un mondo oggi particolarmente colpito dalla crisi economica. Le Langhe e il Monferrato riescono a far fronte a un periodo di recessione grazie alla vocazione turistica del territorio sviluppatasi nel tempo. La nostra azienda ha dato vita a un’interessante esperienza di accoglienza e di formazione a Palas Cerequio, a pochi chilometri da La Morra, dove abbiamo costruito 9 suite con una propria spa, ciascuna dedicata a un tipo di barolo. Qui organizziamo diverse degustazioni, è il paradiso del barolo, un luogo che consente, soprattutto agli stranieri, di conoscere la qualità del vino italiano. Il barolo è un vino legatissimo al territorio, che cambia da collina a collina e che noi cerchiamo di migliorare per proporlo come eccellenza. Con altre aziende siamo impegnati in un progetto di viticultura sostenibile per sperimentare la possibilità di produrre vini senza alcun residuo. Così non utilizziamo concimi chimici, ma concimi che provengono dalla coltivazione delle leguminose. Dopo 3 anni di sperimentazione- e abbiamo concluso il primo- speriamo di arrivare a un protocollo che ci consenta di avere un bollino che certifichi l’assenza dei residui. Inoltre continua il mio impegno nell’ Istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi , che svolge un’importante funzione di formazione soprattutto nei paesi emergenti quali il Brasile, l’India e la Cina. Fare conoscere il vino italiano è essenziale, soprattutto nei paesi orientali dove ci scontriamo con la forza messa in campo dalla Francia. Dobbiamo evitare che accada quello che è successo in Corea, dove il prodotto di qualità è rimasto vittima del vino di primo prezzo, che ha invaso il mercato senza consentire la diffusione della grande cultura enologica italiana».
Un primo esempio di marketing territoriale
«La ricchezza enogastronomica del nostro territorio – continua Michele Chiarlo – ha conosciuto una svolta con Giacomo Marra, grande ristoratore degli anni 50, un innovatore che ha dato vita alla ristorazione organizzata in grado di servire più di 1000 ospiti. Per reclutare il personale andava nelle Langhe – parliamo delle Langhe della malora raccontate da Fenoglio – e, dopo una accurata selezione, iniziava una vera scuola, che partiva dall’insegnamento della cura della persona per arrivare alla vera e propria formazione professionale. Negli anni 50 era segno di vanto dire: “io vengo dalla scuola del Savona”. In effetti il ristorante di Marra, presso l’Hotel Savona ad Alba, oltre a formare numerose persone, è stato il centro di uno dei primi esempi di marketing territoriale. Marra ha valorizzato un prodotto del territorio, il tartufo, inventando una fiera ad esso dedicata. Sceglieva poi il prodotto più bello e lo regalava alle più famose personalità dell’epoca: Harry Truman, Winston Churchill, Marylin Monroe, Eisenhover, Nikita Krusciov, Papa Paolo VI, Papa Giovanni Paolo II, Sofia Loren, Alfred Hitckcok, Ronald Regan, Michail Gorbaciov, Giovanni Agnelli, Luciano Pavarotti, lo stilista Valentino, Valeria Marini, il Principe Alberto di Monaco. Così il tartufo d’Alba è diventato ciò che è oggi: un vero e proprio brand».
La valorizzazione di un territorio
«Per far rivivere un territorio, occorre valorizzarlo. A Nizza Monferrato, ad esempio, abbiamo dato vita a “Giallo in vigna”, un evento che ha consentito la creazione di una contro etichetta particolare: un racconto giallo dedicato al vino scritto dai più grandi giallisti italiani. E’ stata poi la volta di “Eros in vigna” e di “Oro, argento, sbronzo” in occasioni delle Olimpiadi di Torino. Quest’anno sarà la volta, il 7 luglio, di una manifestazione dedicata allo humor».
Il vino del Monferrato: la Barbera
«Un prodotto che identifica il nostro territorio è la barbera» continua Michele Chiarlo. «Un vino che ha una storia antica, ma che è nello stesso tempo assai moderno. Infatti Il prossimo futuro vedrà il successo di vini fruttati e freschi. La barbera si adatta poi facilmente a tutte le cucine internazionali. E’ un vino duttile che sta andando sempre più verso l’eleganza e che gode di una fama crescente all’estero, in particolare in Cina, dove è apprezzata la sapidità, l’acidità e la freschezza».
Lascio il Monferrato e le Langhe accompagnata dalle parole di Cesare Pavese:
Le Langhe non si perdono.Vi assicuro che è vero!
M. Viani