Lavoro precario o fisso che sia, ciò che conta è seguire il proprio cuore, o meglio la propria indole, per fare in modo che il proprio lavoro assomigli a un gioco più che a una costrizione, tanto da viverlo come un piacere piuttosto che un dovere. Ecco come si “giustificano” gli orari ad oltranza, le notti in bianco e i ritmi sregolati. Avere la possibilità di fare ciò che piace è senza dubbio una fortuna, ma qualcosa si può fare per aiutarsi, e guai a non provarci. Di persone che ci hanno provato e ci sono riuscite ne abbiamo conosciute tante in questi ultimi anni e sono soprattutto giovani, innamorati del proprio mestiere, estremamente determinati non a raggiungere il successo di fama o economico, ma a difendere le proprie idee con coerenza. È il caso di Emanuele Valsecchi, che ha trasformato una pasticceria di periferia in un tempio del gusto e magistrale riverbero delle tendenze internazionali (vedi sul numero di febbraio di DOLCESALATO), o il caso di Viviana Varese, figlia di pizzaioli, premiata l’anno scorso da una stella Michelin, testimone di se stessa che cambia ogni giorno con estrema umiltà. In un contesto che vede coesistere mercato globale e locale, l’artigiano del gusto cui ci rivolgiamo si colloca in una sfera di “sana creatività personale” tesa a cogliere il meglio dal mercato di chi produce per dare il meglio al mercato di chi consuma. Mettendo in evidenza non lo sfarzo e il lusso, ma il valore della natura intessuta dalla cultura ed esaltata dalla professione. Viviamo un momento di crisi economica e sociale, in coda ad un’epoca che ha sempre privilegiato la performance, la vittoria sul nemico; con il risultato che i numeri finali oggi sono meno interessanti della sostanza. Sacro è il detto che il lavoro nobilita lo spirito ed ecco perché gli uomini che fanno meglio il proprio lavoro realizzano una società migliore. Anche noi di Dolcesalato proseguiamo con questo spirito il nostro compito di supporto alla crescita della sfera artigianale, sempre e giustamente, in continuo movimento. (Editoriale del numero di febbraio di Dolcesalato) Elisabetta Cugini
Non si può competere con chi ama ciò che fa
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