Dopo la notizia apparsa su un noto quotidiano che anche Dolcesalato ha riportato sul sito www.dolcesalatoweb.it abbiamo intervistato il presidente dell’Unione Panificatori Confcommercio di Roma per fare chiarezza sulla situazione “posti di lavoro” nella capitale
Nel cercare di approfondire una notizia apparsa recentemente su un quotidiano nazionale che lamentava la mancanza di almeno 300 panificatori a Roma e provincia, e riportata anche sul nostro sito, abbiamo scoperto che, tale notizia, era parzialmente vera. Così, insieme al diretto interessato, Giancarlo Giambarresi, presidente dell’Unione Panificatori Confcommercio di Roma, nonché titolare del forno Chicco di Grano, abbiamo chiarito la situazione. «Il problema su Roma, ma credo anche in altre città di tutta Italia, non è tanto quello di trovare manodopera, bensì panificatori qualificati. Il problema è sempre esistito – continua Giambarresi – perché si tratta di un lavoro molto impegnativo, che richiede sacrifici e anche molta passione».
Allora non è vero che sono disponibili 300 posti di lavoro? «La notizia è stata “pompata”, in realtà il problema non è solo relativo alla nostra categoria, ma anche a tanti altri mestieri che richiedono una certa esperienza. Tanti cercano un’occupazione, ma nessuno un impiego. I giovani di oggi non si avvicinano a questa professione perché richiede degli orari faticosi, ma lo stesso vale per la pasticceria, dove bisogna lavorare di domenica e nei giorni di festa. Il numero a cui si faceva riferimento era relativo alle richieste per il corso organizzato dall’Unione Panificatori di Roma Confcommercio, la cui prima edizione si è svolta a marzo».
Non pensa che oltre al sacrificio richiesto ai giovani, la mancanza sia dovuta anche ai padri che preferiscono far studiare i figli, che poi prendono altre strade? «In parte è vero, ma non del tutto, perché ci sono figli che continuano il mestiere dei padri perché si appassionano, altri che scelgono strade diverse. Le faccio un esempio pratico. Io sono figlio di un panificatore, ho studiato giurisprudenza e sono diventato avvocato, quando mio padre è venuto a mancare ho rilevato la sua attività e sebbene con un po’ di difficoltà, grazie anche all’aiuto dei miei colleghi, ho deciso di diventare panificatore e ora non ne sono assolutamente pentito».
Organizzate spesso corsi? «In realtà quello di marzo è stato il primo, non era promozionale ed era completamente gratuito. Non è stato facile, ma grazie all’aiuto dei colleghi e in particolare di Roberto Tarquini, del Panificio 2erre, che ha messo a disposizione l’aula didattica all’interno della sua struttura e anche ai suoi collaboratori (un fornaio, un pasticciere e un pizzaiolo), abbiamo potuto affrontare tutte le tematiche. Il direttore didattico, Attilio Di Sciascio, si è occupato della parte teorica, con lezioni che partivano dall’Haccp, sicurezza, conoscenza delle materie prime ecc. Mentre gli altri colleghi hanno affrontato il lato pratico ognuno con le proprie competenze».
Avete in programma altri corsi? «Il prossimo partirà a fine settembre. Abbiamo ricevuto circa 500/600 contatti, ma il corso è a numero chiuso. Per non far torto a nessuno, prenderemo le richieste in ordine d’arrivo e valuteremo sia i curricula, sia le attitudini, sia le motivazioni. Il primo corso è stato una sorta di apripista, c’erano una ventina di partecipanti e solo 15/16 hanno terminato tutto il percorso formativo, ma alcuni di loro avevano già in mente di avviare un’attività». panificatori@confcommercioroma.it
Anna Celenta – 29 settembre 2011
AAA cercasi panificatori “qualificati”
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